Berlusconi in pressing sulla Cai per i contratti
Ieri sera il premier ha convocato a Palazzo Chigi i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. I piloti, invece, hanno preferito un tavolo separato nelle trattative. Una sorta di corsia preferenziale con il governo a cui hanno chiesto di essere inquadrati con un contratto specifico analogo a quello dei dirigenti di azienda. Ipotesi di accordo che Berlusconi ha sottoposto alla Cai: da un lato il nuovo contratto dei lavoratori e dall'altro quello per i piloti. La strada da percorrere, però, è ancora lunga e anche oggi sono in programma una serie di riunioni tra governo, Cai, sindacati e piloti per cercare di chiudere il cerchio. La sensazione è che alla fine si arriverà a una firma. Del resto, può un banchiere navigato come Corrado Passera e un istituto prestigioso come Intesa Sanpaolo veder fallire il piano su Alitalia? Possono imprenditori del calibro di Roberto Colaninno e Gilberto Benetton essere messi alla porta dai sindacati? E soprattutto, può Silvio Berlusconi veder naufragare la compagnia aerea italiana dopo aver più volte ribadito che Alitalia non fallirà? La cordata c'è, i soldi ci sono, il piano di salvataggio pure. Certo, bisogna ancora trattare, mediare, litigare. «Il destino di Alitalia - ha affermato il premier prima della riunione - è messo in forse dal comportamento irragionevole di alcune categorie di dipendenti e in questo noi vediamo la forte influenza della sinistra che pur di dare smacco al governo non esita a considerare poco importante il disastro che arrecherebbe a tutto il Paese se Alitalia dovesse portare i libri in tribunale». È verosimile che parallelamente agli sforzi del governo e di una grande banca come Intesa Sanpaolo ci siano altri «poteri forti» che remano per far fallire Alitalia? Già domani il commissario straordinario, Augusto Fantozzi, sarà costretto ad avviare l'iter delle procedure fallimentari. I legali stanno studiando come formulare la richiesta di estensione del commissariamento alle altre Società del Gruppo. Non solo. Ci sarà la conferma del venir meno dell'efficacia dei contratti collettivi e decadenza al 30 novembre 2008 in forza della disdetta già comunicata nel 2007. Ecco allora spuntare all'orizzonte un «Piano B» nel caso in cui la Cai dovesse ufficialmente ritirare la sua offerta: la soluzione estera. A questo starebbero lavorando nell'ombra alcuni grandi tessitori con l'avallo di prestigiosi istituti di credito. L'obiettivo non sarebbe solo quello di dirottare Alitalia verso altre destinazioni per fare uno sgarbo a Passera ma soprattutto indebolire Berlusconi e spazzar via le «velleità» di dialogo del Pd di Veltroni. Un percorso minato dove si intrecciano politica e finanza. In prima fila c'è Lufthansa, più che mai attenta alle vicende di alcune compagnie aree nell'ambito del suo obiettivo di diventare il leader tra i vettori aerei europei. Il senatore Umberto Bossi sembra strizzare l'occhio ai tedeschi: «L'Alitalia ha bisogno di un alleato che non chiuda Malpensa». Per il momento Lufthansa resta al coperto e prosegue la trattativa serrata con la linea scandinava Sas, in grosse difficoltà a causa dei guai finanziari che hanno investito la sua controllata Spanair. Tra le compagnie europee alle quali Lufthansa guarda con attenzione ci sarebbero la polacca Lot, l'Austrian Airlines e appunto l'Alitalia. Un progetto ambizioso da cui però si è chiamato fuori il presidente di Aeroporti di Roma, Fabrizio Palenzona che ha bollato come «fantasiosa» l'esistenza di un «Piano B» e ha negato «contatti con British Airways e Lufthansa». A prescindere dalla posizione di Adr, la trattativa sarebbe in salita ma forse più praticabile rispetto a una eventuale offensiva di AirFrance-Klm. Il presidente Jean-Cyril Spinetta aveva in pugno Alitalia grazie all'opera certosina dell'ex premier Romano Prodi. Poi la vittoria elettorale del Popolo delle Libertà aveva defenestrato le ambizioni dei transalpini, già duramente colpite dalla resistenza dei sindacati. Così il miglior «Piano B» è e resta quello di Berlusconi.