Quando Angelina Merlin detta Lina - membro dell'assemblea ...
L'iniziativa della senatrice Merlin era stata ispirata dall'opera di Marthe Richard, una straordinaria donna francese, morta a Parigi a 93 anni nel 1982, che nella sua vita aveva fatto la prostituta, l'agente segreto, la militante politica, la scrittrice. Una donna entrata nella storia per aver dato, pur non essendo membro del Parlamento, il nome alla legge con cui la Francia ha chiuso i bordelli di Stato nel 1946. In quegli anni, nell'Europa uscita dalla seconda guerra, si discuteva non tanto dell'opportunità di consentire il sesso in compra-vendita, quanto dell'uso da parte dello Stato di riscuotere la tassa di esercizio, oltre ad una percentuale sugli incassi della vendita del corpo delle donne, le ben note marchette. Se occorsero più di nove anni tra il primo progetto e l'approvazione definitiva della legge, ce ne sono voluti ben cinquanta perché un governo decidesse di presentare una proposta di modifica. Che suscita da subito tanto animate quanto fuorvianti discussioni. Mettiamo allora ordine e decidiamo di cosa dobbiamo o non dobbiamo discutere. Non è in discussione la prostituzione in quanto tale, le sue cause, la sua diffusione, il giudizio che ne dà ciascuno di noi. Non è in discussione il controllo da parte dello Stato del commercio del sesso, un fatto che la legge Merlin ha radicalmente escluso. Non è in discussione l'adozione di un modello che regolamenti la prostituzione come un'attività professionale, con i conseguenti obblighi sanitari e fiscali. Non è in discussione la liceità della prostituzione, tema che la proposta del ministro Carfagna neppure affronta. L'unico cambiamento che il ministro Carfagna introduce è la condizione di esercizio della prostituzione. Che resta un comportamento individuale di fronte al quale il diritto rimane indifferente (non lo considera un negozio giuridico, un rapporto contrattuale), ma non può essere esercitato o fruito in strada. E per rendere la sanzione efficace stabilisce l'arresto da 5 a 15 giorni e la multa da 200 a 3000 euro per entrambi i protagonisti, cliente e prostituta. Non per ragioni moralistiche, che sarebbero ridicole, ma per efficacia delle deterrenza. Pena piccola, ma certa e adeguata a rompere la connivenza che lega il cliente alla prostituta. Si dirà: perché dobbiamo rimuovere la prostituzione dalla strada e tollerarla se esercitata al chiuso? Perché ci sono tante cose che si possono fare tranquillamente in casa, ma che sono espressamente vietate - oltreché sconvenienti - se fatte all'aperto, sotto gli occhi di tutti. E molte di queste non riguardano il sesso. Il ministro Carfagna ci ha messo di fronte a una scelta semplice: vogliamo continuare ad avere nelle grandi città bordelli a cielo aperto o diamo alle forze di polizia un'arma adeguata e non propagandistica per poterli contrastare con una azione non occasionale? Ecco, questo è quanto il Parlamento deve stabilire.ù *Deputato Pdl