Il giorno della rabbia
Ma ieri pomeriggio tutto tace. La cordata dei salvatori della patria, la Cai, ha lasciato il tavolo, i piloti sono all'Anpac alla Magliana, nella sede accanto ai palazzi a ventaglio, gira voce che il Governo si stia muovendo e che quella cattiva notizia, la messa in mobilità, non arriverà. Basta per far volare gli aerei. E anche se al check-in di Alitalia per Amsterdam e Parigi la fila non si muove da 40 minuti, «è solo ordinaria inefficienza» spiega Bruno, docente universitario di Catania. Come «ci sta» il ritardo del volo Reggio Calabria , «doveva partire alle 17.30, è stato spostato alle 18.45» spiega una bruna, Grazia Milati (in serata saranno una dozzina gli aerei in ritardo, e solo due con più di due ore). E ci sta anche il fatto che uno cambi biglietto al mattino e al nuovo volo gli dicano che non lo possono accettare come è successo a Claudio. Persino quando arriva la Roma e i giocatori scendono dal pulman blu scortati dalla polizia, e scivolano via lisci come l'olio verso l'aereo che li porterà a Palermo, quasi non riesci a credere che non succederà niente a Fiumicino. Merito del tam-tam: «continuare a lavorare per dimostrare la nostra professionalità», spiega il comandante Claudio Ballanti, che s'è già sciroppato il volo Roma-Firenze e ritorno e «ora vado a Napoli e torno stasera (ieri ndr) alle nove» dice. Ma quando senti le voci scandire all'unisono «lo-tta, lo-tta» e «ri-spetto-rispet-to», ecco ci risiamo, pensi. Il casino viene dal Club Freccia Alata. Davanti alla sala dei vip, al terminal C partenze nazionali, ci sono 250 scalmanati, sono hostess, stewart, e anche piloti, tutti senza divisa. Da dove sbucano? Dal presidio spontaneo al Crew briefing center, il varco dove si deve presentare l'equipaggio, una zona "calda" perché vicino alla torre di controllo. Risalita la scala di ferro sono arrivati alla spicciolata. Lanciano un messaggio: «la cordata siamo noi». Minacciano: «tutti a terra, uè uè». E chiamano gli altri: «fu-ori, fu-ori», incitano chi sta per finire il turno a unirsi alla protesta, con le braccia alzate, le facce ingrugnate. Polizia e carabinieri gli stanno alle calcagna. Ora sì che si fanno riconoscere. Lavorano, fanno il loro dovere. Ma fanno capire che non mollano l'osso, che non ci stanno ai tagli, alle sforbiciate in busta paga. Ma neanche a restare a disposizione quando sei in ferie. «E a chi li lascio i figli?» si chiede Giorgio, separato, sbarcato da New York ieri mattina, poi due ore di sonno e «nel pomeriggio, eccomi qui». Chiedono troppo? «Che s'accontentino pure loro, come me so' accontentato io, che respiro benzina da 22 anni e prendo mille euro al mese» aveva sintetizzato Natalino, al distributore Agip sulla Roma-Fiumicino, che fa il pieno anche agli autisti dei piloti che abitano a Villa Bonelli. «E se ci succede qualcosa a noi - aveva aggiunto polemico - per caso gliene importa qualcosa a qualcuno?». «Casca l'Alitalia casca tutta l'Italia». E «oggi a noi, domani a voi» sintetizzano per chi ha orecchie. Hostess e stewart vanno e vengono, tolgono la divisa e infilano i jeans. Il corteo s'ingrossa. Quanti siete? «Mille compreso il presidio al breafing» rispondono. E «andrà avanti così per tutta la notte» spiegano. Dei megafoni non hanno bisogno. Ce l'hanno col «Nano», ce l'hanno con Roma-Albenga, improvvisano slogan («non c'è niente che ci tenga noi volemo chiude Albenga») contro il volo «costato un milione di euro al governo per metterci sù chi dice lui». Ma con Prodi c'era Roma-Crotone, ora non c'è più.