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«Vogliono toglierci la dignità»

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L'incertezza del domani, di uno stipendio sicuro è un tarlo che li logora di giorno in giorno. Sono quasi tutti padri, uomini di mezza età che sentono minacciata la loro identità di lavoratori, la capacità di contribuire attivamente al futuro dei figli. Hanno paura di perdere la dignità, quella certezza di sentirsi utili al nucleo familiare e, in senso allargato, alla società. Emozioni e paure che hanno il volto di Massimo: «Da 35 anni lavoro nel reparto elettronico dell'Alitalia, sono divorziato con due figli a carico e i 1.600 euro che prendo ora mi sono appena sufficienti: se mi togliessero 2 o 300 euro non ce la farei. E mi ritengo un privilegiato perché non ho da pagare il mutuo». Ilario lavora da 22 anni come impiegato nel settore dell'ingegneria: «Ho due bambini sotto i dieci anni e la preoccupazione è seria perché se mi licenziano chi mi assume a 52 anni?». Tra i dipendenti in protesta, in prima fila, Silvano Bernacchia, sindacalista della Filt-Cgil che rappresenta il personale di terra impiegato nella manutenzione: «Vogliamo che il nostro settore rimanga legato all'Alitalia perché il danno al personale sarebbe enorme, basta pensare che l'età media dei dipendenti è di 35 anni: giovani che hanno appena messo su famiglia o che stanno per farlo». Bernacchia, facendo riferimento ai tagli sullo stipendio, ha sottolineato che «a certe condizioni è come perdere il lavoro» e che «non ha senso licenziare personale sul quale la compagnia ha investito risorse per la formazione». «Il malumore influisce sul lavoro» dice un tecnico elettronico da nove anni in servizio «abbiamo contro l'opinione pubblica perché vede solo i piloti ma l'Alitalia è fatta di tecnici e operai che lavorano dietro le quinte, con uno stipendio molto più basso, e garantiscono un ottimo servizio». E tra la folla di manifestanti non manca la risposta di uno degli appartenenti alla categoria. Pasquale di Napoli, 38 anni, è pilota della compagnia da due anni ma per undici ha fatto l'assistente di volo: «Noi siamo sempre stati individuati come la categoria privilegiata ma in realtà non è così, abbiamo anche noi il mutuo da pagare e la famiglia da mantenere. Io lavoro su un tipo di aereo che in Italia ha solo Alitalia e se mi costringeranno a cambiare compagnia dovrò pagare, di tasca mia, oltre 40 mila euro per il corso d'abilitazione alla guida di altri modelli. La perdita del lavoro è una tragedia umana che colpisce tutti allo stesso modo». Nel variegato mondo dei dipendenti Alitalia anche un medico del lavoro, Renato, che da 30 anni si occupa del settore igiene: «In queste condizioni non è possibile gestire il proprio futuro, programmare il lavoro e la vita personale. Vorrei sapere se già da domani sarò in mobilità». Piloti, operai, tecnici ma anche responsabili dell'addestramento come Giorgio, da 23 anni in servizio: «Ho sempre fatto il mio lavoro con professionalità e questa situazione mi ha profondamente amareggiato. La parola "progetto" per me non esiste più, vivo alla giornata senza certezze». «Abbiamo paura che scompaia il settore manutentivo - dice Giovanni - il nostro lavoro è fatto d'impegno e di formazione specifica: se licenziano noi chi formerà le future leve? La logica di tenere i lavoratori solo quando servono è sbagliata perché non tiene conto del dramma che c'è dietro il licenziamento».

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