I cento giorni di Silvio
Il presidente del Consiglio la indossa informalmente fuori dai pantaloni e, prima di cominciare a parlare, si toglie la giacca, invita le autorità presenti in prima fila a seguire l'esempio e si tira su le maniche. Per riempire i tempi morti il premier racconta una barzelletta sui carabinieri che Ignazio La Russa, svolgendo uno dei «compiti» estivi che gli ha assegnato il premier, ha raccontato la sera prima durante la riunione a Palazzo Grazioli sul federalismo. Quindi, stravolgendo le regole della manifestazione, che prevede un'intervista pubblica con dieci domande rivolte all'ospite di turno, parte come un fiume in piena a raccontare i suoi primi 100 giorni di governo. In fondo la traccia dell'incontro si presta all'agiografia. Una libera interpretazione del titolo di un vecchio film di Pupi Avati: «Il Cavaliere che fece l'impresa?» La risposta è ovviamente affermativa e, a proprio sostegno, Berlusconi snocciola dati quasi fosse un computer: 67,1% di fiducia nel premier, 62% nel governo, +20% di distacco tra maggioranza e opposizione (Pdl e Lega al 52%, Pd e Idv al 32%). «Come se non bastasse - aggiunge - non ho nessuna privacy. Ho passato le vacanze chiuso in casa e quando sono uscito per andare a vedere che fine avevano fatto fare ad un supermercato che avevo costruito, sono stato circondato da centinaia di persone. Ho fatto un solo acquisto, il resto l'ho passato a fare fotografie. Se la avessi vendute a 35 euro l'una avrei raccolto un bel gruzzolo, ma le ho fatte gratis». Insomma, prosegue, «è un momento positivo, forse eccessivamente». Certo, Berlusconi è consapevole che «dal 67% si può solo scendere», ma non appare preoccupato e, anzi, ribadisce che il governo andrà avanti con la riforma dell'ordinamento giudiziario e della legge elettorale per le europee. Seduta a fianco del Cavaliere Giorgia Meloni, microfono in mano, vorrebbe interromperlo e dare spazio alle domande. Ma non può. «Se uno parla a vanvera stanca e devi interromperlo - la apostrofa Berlusconi - ma se dice cose, lascialo parlare». Quindi prende la sua cartellina e, come un mago dal cilindro, estrae un libriccino: «100 giorni di successi del governo». Il premier si autocita sui rifiuti di Napoli e abolizione dell'Ici. Due promesse fatte in campagna elettorale e mantenute. Quindi prosegue: detassazione degli straordinari, sicurezza, Alitalia. Ricorda il suo ruolo di «memoria storica» del Consiglio europeo che gli ha permesso di giocare in prima linea nella gestione della recente crisi caucasica, anche all'interno del G8, evitando sanzioni alla Russia che avrebbero prodotto «conseguenze estremamente negative» sul fronte energetico. Adesso si può passare alle domande. «Iniziate dando nome e numero di telefono» esorta il Cavaliere. E non sbaglia visto che la maggior parte degli «intervistatori» sono donne. Berlusconi parte assicurando che la maggioranza è solida, quindi ribadisce la difficoltà di dialogare con i signori della sinistra che «non riescono, nei fatti, a dimostrare di aver superato la mentalità comunista». Sul tema della precarietà auspica una «piena applicazione della legge Biagi» e invita i giovani a porsi «traguardi ambizioni» facendosi «imprenditori di se stessi». Quindi loda Italo Balbo, che fece «cose egregie» in Libia dove, assicura, «torneranno gli italiani che lì sono nati». E se la cordata di imprenditori impedirà scalate in Alitalia («ci saranno aperture a partecipazioni straniere, ma saranno minoritarie»), il governo metterà presto in campo una «politica organica di sostegno alla famiglia e ai giovani, favorendo la natalità». Resta giusto il tempo per suggerire un libro (di Mondadori sui discorsi politici che hanno cambiato l'Italia), un film (l'ultimo di Giuseppe Tornatore prodotto da Medusa) e un cd (il proprio). Tutti prodotti made in Berlusconi. Non poteva essere altrimenti.