Federalismo, primo sì del governo
Comprende la riforma della legge elettorale per le europee, la riforma costituzionale, la decisione di andare uniti alle amministrative. Ma è anche un'intesa politica più generale, che si spingerebbe fino alla corsa alle regionali dell'anno prossimo che vedono in palio tre presidenze al Nord del peso di Lombardia, Piemonte e Veneto. Il Carroccio avrebbe incassato rassicurazioni dal Cavaliere su una o due presidenze e sarebbe pronto, in cambio, a non irrigidirsi quando il ddl sul federalismo verrà limato da qui ai prossimi mesi. Il testo approvato in via preliminare, infatti, dovrà ora passare al vaglio della Conferenza Stato-Regioni che, con il presidente Vasco Errani ieri ha chiesto un maggiore coinvolgimento e, dopo due conferenze unificate, otterrà il via libera definitivo nel Cdm del 25 settembre. Berlusconi si compiace del risultato ottenuto e per una riforma che, assicura, «dovrebbe cambiare la struttura del nostro Paese e rendere più controllabili le spese dello Stato da parte dei cittadini». Esulta la Lega. Umberto Bossi, accompagnato dal figlio Renzo, lascia Palazzo Chigi senza rilasciare dichiarazioni ma alzando il pugno come eloquente segno di soddisfazione per il primo disco verde al provvedimento. «Ora vado sul Monviso», dice con soddisfazione Calderoli con riferimento al rito dell'Ampolla del popolo padano che va in scena questo week-end. Ma il percorso della riforma sembra ancora lungo. Tanto che lo stesso ministro per la Semplificazione fa sapere che sulla piena entrata a regime del provvedimento sarà il Parlamento a decidere. «Il periodo transitorio definitivo - spiega - verrà previsto dopo un paio di anni di approccio e rodaggio del provvedimento. Oggi sarebbe prematuro». E la bozza del ddl uscito dal Consiglio dei ministri, tra l'altro, prevede anche due anni di tempo per dare attuazione alla delega prevista dal testo (un periodo di tempo corretto, proprio in Cdm da 12 a 24 mesi). Il provvedimento sarà quindi ancora corretto e limato. Ed è anzitutto An a chiedere aggiustamenti, avvertendo che il federalismo fiscale «non è la bandiera di un partito». Il disegno di legge, osserva il reggente Ignazio La Russa «è una pagina positiva e innovativa della nostra storia», ma «affinchè abbia successo» è «indispensabile» tener conto «delle esigenze di tutta la nazione, in particolare del Mezzogiorno». Anche le Regioni chiedono limature o quantomeno un maggiore approfondimento e criticano il fatto che il testo abbia avuto un primo ok del Cdm senza il loro parere; mentre l'opposizione, che pure è interessata a vedere le carte e non chiude al dialogo (ma «senza deleghe in bianco al governo», dice Francesco Rutelli), va all'attacco. «Non ho visto il testo - dice il ministro ombra delle Riforme, Sergio Chiamparino - ma anche la formula di approvazione preliminare mi dà l'impressione che siamo di fronte ad un'operazione con un forte carattere politico-propagandistico, un testo da dare alla Lega perchè lo utilizzi per il rito dell'Ampolla». «Un bluff», taglia corto Anna Finocchiaro. E l'Udc, con Rocco Buttiglione, sottolinea che «non c'è un testo»; mentre per l'Idv di Massimo Donadi l'importante è che «il governo non abbia trovato un compromesso su cosa dare e a chi, per non scontentare nessuna delle parti in causa».