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Divieti, case chiuse e «distretti a luci rosse»

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Ogni Paese europeo ha la sua legge

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Dieci anni dopo, la Spagna di Franco decise di seguire l'esempio di Parigi, dichiarando illegali le case chiuse. Qualche mese fa, è stato il governo autonomo della Catalogna a incrinare questo modello, introducendo regole sanitarie, d'orario e di collocazione per i locali dove si esercita la prostituzione. Nel gennaio 1999 la Svezia ha approvato una legge tra le più severe nei confronti dei clienti che, se colti in flagrante, rischiano da sei mesi a un anno di carcere. In Irlanda, invece, è la prostituzione stessa ad essere considerata un reato. Molto più lontano dal modello italiano è quello tedesco, dove le lucciole sono riconosciute dalla legge e usufruiscono di garanzie assicurative, contributi previdenziali e persino di un'indennità di disoccupazione. Anche in Svizzera e Belgio le prostitute possono esercitare la loro professione liberamente, sottostando alle norme vigenti come qualsiasi altro lavoratore. Ciò che viene punito dalla legge è, invece, lo sfruttamento. Il Paese-simbolo del «sesso a pagamento» resta comunque l'Olanda. Dal 1815 è ammesso il meretricio, e dall'ottobre 2000 lo sono anche i bordelli. Esistono poi delle zone «speciali», come il celebre «distretto a luci rosse» di Amsterdam, dove le professioniste del piacere possono lavorare all'aperto.

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