Fantozzi: Accordo oppure mobilità
E i tempi ormai sono ridotti al lumicino. Oggi, infatti, secondo il calendario fissato dalla cordata degli imprenditori, avallata dal governo e certificata dal commissario Augusto Fantozzi (che ha in cassa non più di 50 milioni di euro per pagare stipendi e carburante prima di abbassare la saracinesca di via della Magliana) non è più tempo della trattativa. E l'ora del sì o del no. Fantozzi ieri ha chiamato a raccolta le sigle sindacali per mettere le cose più in chiaro possibile nel caso che oggi le trattative si arenassero. Ai lavoratori il commissario ha rivolto un autentico ultimatum. «Vi ho convocato per dirvi che auspico per domani (oggi ndr) un buon esito della trattativa: se buon esito non sarà - ha ribadito - doverosamente, domani (oggi ndr) dovrò procedere alla disdetta dei contratti di lavoro e ad aprire le procedure di mobilità». I sindacati sono stati quindi riconvocati per oggi alle 10 nella sede del ministero del Lavoro in via Flavia a Roma. Un tavolo che parte dalla disponibilità a discutere della parte retributiva, sia pur con pochi margini e a fronte di un forte recupero di produttività, ma con una chiusura netta sull'impianto complessivo del nuovo contratto, unico per tutti i dipendenti, e fortemente semplificato e alleggerito rispetto agli accordi attualmente in vigore. Si preannunciano quindi ore non facili per il futuro dei 17.500 dipendenti del vettore. L'ottimismo del Governo non sembra condiviso dal sindacato. E soprattutto dalle organizzazioni che tutelano la categoria più colpita dalla ristrutturazione. Per l'Anpav, «nessuna intesa è possibile se non si tiene conto anche dei diritti e della tutela della categoria degli assistenti di volo». Il presidente dell'Anpac, Fabio Berti ha affermato, dal canto suo, che «il tempo passa e il barometro punta sempre più al pessimismo, viste le distanze importanti e i tempi troppo stretti». Al fronte degli irriducibili si sono aggiunti ieri i piloti della Uilt che in netta contrapposizione con la linea della confederazione nazionale ieri in una nota sono andati giù duro. «Non faremo sconti, terremo ferma la nostra posizione, e non firmeremo nessun accordo che assomigli anche in minima parte a quello che ci è stato presentato». La Uilt piloti è stata chiara: «Le retribuzioni dei Piloti Alitalia non si toccano poiché sono già abbondantemente al di sotto della media europea». E mentre gli assistenti di volo, dopo aver giudicato inaccettabili le condizioni della Cai, presenteranno oggi «una valida proposta alternativa» a quella della newco il leader della Cgil, Guglielmo Epifani ha risposto in serata a Fantozzi: «Gli ultimatum secondo me sono sempre sbagliati. Con gli ultimatum si irrigidiscono le posizioni. Bisogna continuare a trattare». Stessa linea per l'Ugl il cui segretario Renata Polverini si è augurata dall'azienda un'apertura «allora entreremo nel vivo della trattativa a oltranza auspicando il migliore accordo possibile per azienda e sindacati». Inevitabile che ieri parlasse anche uno dei protagonisti interessati dal dossier. Carlo Toto, patron di AirOn, il secondo asse portante della nuova Alitalia ha affidato a una nota la difesa della fusione della sua azienda con il vettore nazionale. «È da due anni che lavoro a un progetto per il rilancio di Alitalia e sono convinto che questo sia possibile, ma possa avvenire solo attraverso l'integrazione con Air One e le sinergie che questa può generare: il conferimento di Air One, azienda sana ed efficiente, permetterà di consolidare la presenza sul mercato nazionale, rinnovare la flotta e introdurre una nuova cultura gestionale». I lavoratori in ogni caso temono il futuro. Già ieri davanti alla Magliana - tra petardi, urla e minacce - ci sono stati i primi segnali del nervosismo crescente. E oggi davanti al ministero di via Flavia ci saranno 500 lavoratori della Atitech (manutenzione) che ieri a Napoli hanno protestato con i nodi scorsoi al collo. Sul tema è intervenuto anche Walter Veltroni che ha detto: «l vero genio di questa vicenda è l'a.d. di Air France che avrebbe voluto acquistare Alitalia pagando anche i debiti e ora, grazie a Berlusconi, entrerà nella società a poche lire e caricherà i debiti sugli italiani».