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«Con queste previsioni di spesa, e dei tempi per gli ...

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«Leggendo il servizio - continua - ci convinciamo sempre più che la soluzione vera del sovraffollamento sia da ritrovarsi altrove, in direzioni ben lontane. La "sciatteria burocratica" (come la definisce il giornalista) non ha limiti se su 210 istituti di pena, 55 non hanno fornito risposte e se, peggio ancora, i tecnici incaricati di redigere quei piani e di stabilire le partite di spesa, tecnici pagati con i nostri soldi, hanno l'audacia di fissare scadenze al 2099, o al 4670, solo per nuovi 1.000 posti letto. A questo punto i numeri diventano crudeli, rispetto una situazione penitenziaria che oramai conosciamo tutti». «Al cospetto di un dibattito pubblico - denuncia Beneduci - che assume ogni giorno i toni del grottesco, dove tutti parlano di braccialetto elettronico quasi fossero esperti di tecnologie, o ancor peggio di politiche del reinserimento sociale, ci chiediamo come dovrebbe reagire un ministro della Pubblica amministrazione, sebbene sul piano dell'Amministrazione penitenziaria si perpetui l'idea di un servizio pubblico quantomai ridicolo». Per Beneduci, «o immaginiamo che una vera politica penitenziaria non sia mai esistita nell'agenda di questo e del precedente governo, a parte l'indulto ovviamente. O ci rassegneremo presto all'unica via di uscita pensata per la soluzione dei problemi carcerari, che di questo passo, e dopo i tagli dell'ultima manovra di fine giugno, diventeranno sempre più di impatto sociale. Una cosa è certa però: continueremo a discutere di sovraffollamento, senza vedere la polvere che qualcuno intanto sta nascondendo sotto il tappeto. Ma per spostare i detenuti su Marte c'è sempre tempo!».

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