Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Alessandro Usai [email protected] Non molla di un ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Ribadisce la linea del sindacato e risponde per le rime sia all'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, su Alitalia che agli industriali sull'accordo per i contratti. Al workshop Ambrosetti di Cernobbio il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, ruba la scena al gotha dell'economia e della finanza. «Non firmiamo un accordo a prescindere, firmeremo soltanto se ci saranno le condizioni che rispondono alle richieste del sindacato». Usa toni duri Epifani al termine di un faccia a faccia durato due ore con Emma Marcegaglia sul nodo della riforma contrattuale. Il messaggio a Confindustria è piuttosto chiaro. La firma della Cgil entro settembre sul tema dei contratti non è scontata. Poi Epifani aggiunge che nella trattativa in corso «è del tutto inopportuno lanciare ultimatum». Una secca replica alle parole del presidente di Confindustria che inizialmente aveva ribadito come l'obiettivo di viale dell'Astronomia fosse quello di chiudere la partita sul rinnovo contrattuale entro il 30 di settembre, esortando i sindacati a firmare l'accordo. Emma Marcegaglia aveva definito una «occasione irripetibile» la riforma dei contratti mettendo alle corde la Cgil. «Un eventuale no - ammoniva Marcegaglia - dovrà anche spiegarlo ai propri iscritti nelle fabbriche». Un'uscita di forza che non è piaciuta al leader della Cgil: «Ci sono punti su cui stiamo discutendo da un mese. Non c'è una visione condivisa e perciò bisogna continuare a discutere». L'altro tema caldo riguarda la vicenda Alitalia. Il segretario della Cgil ha espresso forte preoccupazione: «Non c'è trasparenza sul numero degli esuberi, si parla di 3mia o 7mila ma 3mila o 7mila sono un altro conto». E non c'è neppure molta chiarezza sul piano industriale, lamenta Epifani. «Il rapporto tra i costi che pagano i cittadini, il piano di rilancio e la difesa dell'occupazione deve essere equilibrato altrimenti si da troppo vantaggio ai privati e poco al sistema della collettività. Oltretutto in questo modo non si lavora per il rilancio di Alitalia».

Dai blog