Rotondi: «E ora facciamo i Dico»
La nuova legge che Rotondi anticipa a Il Tempo, riguarderà tutte quelle coppie, anche gay, che non costituiscono una famiglia così come la religione e la Costituzione prevedono. Si tratta di quele unioni che non hanno alcuni tipo di riconoscimento legislativo e non hanno quindi diritti. L'intento di Rotondi e di Brunetta è quindi di regolamentare queste unioni dal punto di vista legislativo. «Fermo restando che il tutto - precisa il responsabile dell'Attuazione del Programma - sarà a costo zero per lo Stato». Il governo riapre quindi la delicata questione dei Dico? «Sia ben chiara una cosa: il governo sarà tenuto fuori da questa iniziativa. Sarà un progetto di legge a firma mia e di Brunetta». Ci faccia capire meglio, in che consiste? «Il governo non ha nel suo programma altro che politiche di sostegno alla famiglia e si intende quella tradizionale. Con molta franchezza dico che le unioni civili non fanno parte del programma di governo e non saranno realizzate da questo esecutivo. Fermo restando questo punto, alcuni di noi, cattolici e laici, sono attenti a forme di convivenza che sono sprovviste di qualsiasi tutela legislativa pubblica e anche privata. Ne ho ragionato con il collega Brunetta e siamo arrivati, io cattolico e lui laico, alla conclusione di dover fare qualcosa. Ma ci siamo arrivati come parlamentari e non come membri del governo. Tant'è che terremo il governo accuratamente fuori dal dibattito culturale che vogliamo animare sul tema». Sarà una proposta di legge? «Quello è l'esito possibile. Per quanto mi riguarda voglio portare il tema nel mondo cattolico. Il no ai Dico è stato non tanto per il loro testo quanto per l'idea che era passata di una sorta di famiglia diversa da quella che sta nella natura, in Dio e nella Costituzione. Lo preciso: non è un'iniziativa di governo ma sarebbe bello però che dopo tante chiacchiere nella scorsa legislatura, il centrodestra in Parlamento potesse dare qualcosa di più in termini di diritto a quei mondi che l'hanno chiesto alla sinistra ricevendone, fin qui come risposta, solo una strumentalizzazione elettorale. Che tipo di unioni andrete a regolamentare? «C'è da legiferare in ordine a un fenomeno che non è marginale che riguarda le persone che a vario titolo convivono senza essere sposati. Spesso indipendentemente dal fatto sessuale. Facciamo qualche esempio? «Basta andare nei quartieri periferici di Roma per trovare le più svariate forme di convivenza che non sono la famiglia nè una cosa che gli somigli. Non pensiamo a leggi che implichino costi per lo Stato. Ma è innegabile che una convivenza stabile e duratura faccia venir fuori dei diritti e è ipocrita dire che l'ordinamento attuale li tutela». Che tipi di tutele introdurrete? «Certamente alcuni diritti sono fondamentali, quello all'assistenza in caso di malattia, alla successione, i diritti relativi all'alloggio, insomma tutti i diritti che rendono il convivente prioritario rispetto ai parenti e che ora non esistono». Riguarderà anche le coppie gay? «Sì, ci occupiamo anche delle coppie gay». Può farci dei casi concreti? «Nel caso di malattia, uno dei due conviventi può prendere delle decisioni sulla cura. Per la casa, pensiamo a stabilire l'assoluto diritto alla successione nel contratto di affitto e nella proprietà». Anche se ci sono eredi diretti? «Ritengo di sì anche se sarà la legge a approfondirlo. Nella parte finale della legislatura già si profilava un quadro legislativo equilibrato ed è prevalsa la voglia della sinistra di ideologizzare il discorso sul modello Zapatero e quindi la reazione del mondo cattolico è stata giustamente difensiva». Il convivente potrà anche avere la pensione di reversibilità? «Questo no, salterebbero gli equilibri previdenziali e perchè la reversibilità è posta a tutela del concetto di famiglia, intesa come comunità finalizzata all'educazione dei figli. La reversibilità tutela i figli e il coniuge superstite che li ha educati. Insomma non è possibile con il pretesto dei diritti dei conviventi alterare gli equilibri del sistema sociale». Dopo quanti anni di convivenza maturano questi diritti? «È tutto da definire. Prima faremo un giro di dibattiti nel mondo cattolico e giuridico per raggiungere una buona sintesi legislativa». Ne avete già parlato con l'opposizione? «Ne ho parlato davanti all'asilo prendendo le mie bambine e incontrando tante mamme e si sentono sprovviste di diritti che solo una legge così può dare».