Paolo Zappitelli [email protected] Cesare Pambianchi, ...
Del parcheggio del Pincio se ne parla da anni, dall'anno del Giubileo. Intervenire ora mi sembra inutile, dannoso e fuori luogo». Lei si aspettava questa «frenata» da parte del sindaco Alemanno su un parcheggio dove già si è iniziato a lavorare? «Sinceramente no. Ma spero ancora che lo stop non ci sia. In alternativa, se la commissione decide che non si può più fare va immediatamente trovato un progetto alternativo, un'altra soluzione. La struttura del Pincio è troppo importante, sono 20 anni che a Roma non si costruisce un parcheggio, l'ultimo è stato quello di Villa Borghese». In questi anni però si sono fatti decine di posteggi sotterranei in tutta la città. «No, facciamo chiarezza, quelli sono i Pup, si tratta di box privati. I posto a rotazione sono solo il 10 per cento sul totale. Sono un investimento immobiliare ma non risolvono il problema del traffico. In quello del Pincio, invece, i parcheggi disponibili per chi viene in centro sarebbero il 50 per cento. Non è la soluzione di tutti i mali ma sarebbe già un bel passo avanti per valorizzare la zona del Tridente. E non mi si venga a dire che il problema è già stato risolto con la pedonalizzazione». È una scelta che comunque è piaciuta ai commercianti. «Si ma la chiusura alle auto va sempre accompagnata da un piano parcheggi. Che invece in questi anni non è stato portato avanti. I problemi di Roma non si risolvono con la Ztl o le strisce blu. La città deve essere godibile e fruibile da tutti». Sembra riaffiorare un male storico di Roma, quello del «non fare». È così? «Certo, per un imprenditore, o un commerciante, è sempre difficile lavorare perché si scontra con una amministrazione che ha una lentezza proverbiale. Quando i costruttori si lamentano che passano 9 anni tra il momento in cui si progetta qualcosa e la data in cui si possono iniziare i lavori denunciano una cosa di una gravità enorme. Il vero problema di questa città è la macchina amministrativa pubblica che non funziona». I «saggi» di Alemanno hanno detto che quel parcheggio è una barbarie. Hanno ragione oppure per il bene comune bisogna passare sopra a tutto? «Qui non si tratta di uno scontro fra chi difende i beni culturali, che sono di tutti, e chi vuole costruire. Ripeto, il dibattito è iniziato nel 2000, ora che altro c'è da dire? La richiesta di realizzare il parcheggio non significa violentare il Pincio, si tratta invece di difendere un'opera nella quale crediamo. E invece tutti i parcheggi in città sono fermi. È fermo quello ad esempio sul lungotevere e non si vede la luce. Così la città muore, non si sviluppa. Questi intellettuali dell'ultima ora pensino invece all'Ara Pacis e a chi ha progettato quella mostruosità».