Finalmente l'Europa fa chiarezza
Era una bufala, una cinica invenzione politica, che ha potuto reggersi solo grazie alla manipolazione dei fatti, supportata da larga parte della stampa italiana ed europea progressista. Lo stesso voto di censura irresponsabilmente adottato dal Parlamento Europeo contro le "politiche discriminatorie" dell'Italia, è stato parte di una bieca manovra politica, sollecitata dalla sinistra italiana, ma priva di ogni riscontro nei fatti. Il sigillo a questa verità -evidente solo a chi avesse un minimo di discernimento- è venuto ieri proprio dalla più alta autorità politica europea. E' bastato infatti che il ministro degli Interni Maroni inviasse saggiamente a Bruxelles copia dei suoi atti (in larga parte peraltro copiati da iniziative poi abortite del governo Prodi) e tutta la documentazione relativa, perché in poche settimane il commissario Ue alla giustizia, Jacques Barrot potesse verificare la verità che ieri il suo portavoce Michele Cercone ha così riassunto: "Né le ordinanze, né le linee direttrici, né le condizioni di esecuzione degli interventi decisi a livello ministeriale e non, autorizzano il sospetto che la raccolta di dati avvenga in base all'origine etnica o alla religione delle persone censite. E quindi non possono essere ritenuti discriminatori e contrari al diritto comunitario". Per quanto riguarda la raccolta delle impronte digitali (che avevano fatto gridare tante anime belle al "pericolo nazista perché anche Hitler aveva iniziato dai Rom"), i servizi della Commissione -ha detto Cercone- hanno constatato che "la loro raccolta è fatta solo per identificare persone di cui non è possibile accertare l'identità in altro modo. Un sistema valido in particolare per i minori , nei confronti dei quali questi rilievi vengono effettuati solo nei casi strettamente necessari e come ultima possibilità di identificazione". L'Ue ha quindi esercitato la sua funzione di vigilanza e garanzia ed ha dato un "10" tondo tondo al governo italiano e una bocciatura senza remissione ai suoi fustigatori (tanto che un rabbioso Agnoletto del Prc, denuncia un "vergognoso scambio di favori tra governi"). Si chiude così la vicenda delle impronte, con un duplice rammarico. Il primo è lo spettacolo di una sinistra italiana che pur di screditare l'avversario ha infangato ingiustamente il nome del paese nell'Europarlamento. Il secondo è dato dalla ennesima verifica della incapacità di discutere seriamente in Italia dei temi di fondo posti dall'immigrazione. Prova ne sia l'inutile dibattito, rilanciato da Veltroni, su quel diritto di voto agli immigrati che sollevato un inutile vespaio di assensi e dissensi e ancora più allontanato un dibattito serio su quel "modello italiano" di immigrazione che né il centrosinistra -né il centrodestra, va detto con onestà- sono ancora in grado di elaborare e proporre al paese.