Fabrizio dell'Orefice f.dellorefice@iltempo.it Piccoli ...
Anche a destra. E soprattutto a Roma. Solo nella Capitale, infatti, sembrano riemergere le vecchie polemiche, i veti, la sindrome nimby (Not In My Back Yard, non nel mio giardino). La vicenda del parcheggio del Pincio, infatti, è paradigmatica. Rispuntano critici del cambiamento, fautori e tutori della conservazione. D'Altro canto, Gianni Alemanno, proprio il giorno dopo la sua elezione, si presentò anche alla stampa internazionale proponendo che per prima cosa avrebbe demolito la teca che contiene l'Ara Pacis, realizzata su progetto di Richard Meier. Una dichiarazione che poi venne corretta il giorno dopo, ma intanto in quelle poche ore già si era spellato le mani Vittorio Sgarbi. Il critico d'arte vicino al centrodestra è il capofila in questa area politica della conservazione dei beni culturali tanto che quando fu sottosegretario i dirigenti del ministero definivano la sua scrivania il triangolo dlele Bermuda, nel senso che qualunque progetto sprofondava, spariva, non se ne sapeva più nulla. E anche da assessore al Comune di Milano ha espresso le sue critiche anche sui progetti dell'Expo 2015. E ora che fa il sindaco di Salemi, in Sicilia, ha lanciato un progetto per recuperare gli edifici in decadenza. C'è mancato poco che arrivasse a Roma a fare l'assessore o comunque a collaborare con la giunta in qualche forma: fu l'attuale assessore comunale alla Cultura, Umberto Croppi, che pose l'aut l'aut; o lui o me. E non c'è da stupirsi. Anche Croppi è un ambientalista, ha avuto anche un breve passaggio della sua storia politica nei Verdi. Ma non è un «vietista», non è un «corservatorista», è quasi un futurista: «Vengo iscritto alla guida del fronte del no, ma è sbagliato. Non sono contrario, penso sia un'opera inutile. Deciderà la sovrintendenza, se i ritrovamenti sono ingenti e importanti si può annullare tutto». E aggiunge: «Noi vietatisti? Vedrete, faremo la metro che Veltroni non ha fatto». Sul fronte del no al parcheggio a piazza del Popolo s'è sistemato anche Fabrizio Cicchitto, il capogruppo del Pdl alla Camera. La sua è stata una posizione un po' a sorpresa visto che non assiduamente si è occupato di beni culturali. La moglie invece è molto legata a Marina Ripa di Meana e al suo consorte Carlo, presidente di Italia Nostra e che con cicchitto condivide un passato socialista, che del parcheggio del Pincio ne ha fatto una battaglia per la vita. Poi s'è fatto avanta Francesco Storace. Che ne fa invece una battaglia ideologica tanto da aver avvisato: «Mi chiedo come faccia Alemanno a sopportare i veti di Forza Italia sul Pincio, i diktat della Lega su Fiumicino, i silenzi di An sui regali a Gheddafi. Ma non è il tempo di una seria riflessione identitaria? Il Campidoglio può essere un luogo ideale per lanciare precisi messaggi alla nazione, ma finché corre a mettere toppe rinuncia alla politica». E Alemanno se avesse potuto avrebbe già fatto coriandoli dle progetto del Pincio: ha sognato anche di spostarlo, magari a piazzale Flaminio ma i tecnici gli hanno spiegato che sotto c'è la metropolitana e la soluzione non era praticabile. Infine, in posizione più defilata (almeno pubblicamente), ci sono due esponenti di An molto vicini ad Alemanno, Fabio Rampelli e Marco Marsilio. Sono due deputati dalla lunga militanza ambientalista. Cominciarono con le battaglie contro i cotton fioc, erano gli anni Ottanta. Nacque allora Fare Verde, l'ala ecologista del Msi, il cui ideologo era Paolo Colli. Un mito, un faro per i due esponenti del partito di Fini. D'altro canto Marsilio, che sino a qualche mese fa era capogruppo di An al Comune, è stato un vero mastino per Veltroni su tutte le questioni ambientaliste. Rampelli è un architetto con un pasato da nuotatore le cui critiche si sono abbattute di recente anche sullo stadio del nuoto al Foro italico che dovrebbe essere ristrutturato con un progetto faraonico in vista del mondiali dell'anno prossimo. Parlano poco loro due. E chi sa di politica comprende che conta più chi sussurra.