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Scajola: «I no faranno licenziare»

Scajola

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Il ministro dello Sviluppo Economico Scajola ha detto senza mezzi termini che bocciare il piano significa assumersi la responsabilità di mandare a casa ventimila persone e privare il sistema Italia della compagnia di bandiera. Come dire che l'ultima parola spetta al sindacato giacchè «il governo ha fatto la sua parte e le imprese con grande orgoglio nazionale pure». Quindi ora la trattativa deve procedere «con grande attenzione e apertura da parte dei sindacati». E sul tema degli esuberi, Scajola ammette che «ci saranno, speriamo siano meno del previsto e saranno comunque assorbiti dai privati attraverso le norme esistenti, senza leggi speciali». Il ministro della Funzione pubblica Brunetta è stato più duro contro il sindacato: «Preferisco il metodo Thatcher. Se il sindacato dice di no, peggio per lui. Io non avrei mai detto che salta tutto se il sindacato non è d'accordo: per niente, si va avanti!». Poi ha assicurato che nessun dipendente in esubero dell'azienda in crisi sarà assorbito dalla pubblica amministrazione. «Vorrei ricordare - ha affermato Brunetta - che la situazione di Alitalia è il prodotto di cattiva politica certamente, ma anche di cattivo sindacato». Non si è fatta aspettare la replica dei sindacati: «Occorre senso di responsabilità e realismo da parte di tutti», ha detto il segretario generale della Uilt, Giuseppe Caronia. «Sembra che lo sport di Brunetta sia quello di dare voti e fare pagelline. Guardi in casa» ha rincarato la dose il segretario generale della Fit-Cisl, Claudio Claudiani. Parole più morbide verso il sindacato sono arrivate invece dal ministro del lavoro Maurizio Sacconi: «Il sindacato mi sembra disponibile ad entrare nel merito, inoltre sono consapevoli che abbiamo pochi giorni davanti per prendere decisioni su Alitalia». E a chi chiede di non essere messo di fronte a un ultimatum, Sacconi risponde: «Noi siamo disponibili, ma che la crisi debba essere risolta in tempi brevi è un dato oggettivo». Intanto a Bruxelles il presidente della Cai, Roberto Colaninno, ha presentato il piano industriale per la ristrutturazione dell'Alitalia. Nel corso dell'ora e mezza abbondante trascorsa a Palazzo Berlaymont il neo numero uno della Cai ha incontrato alcuni tecnici ai massimi livelli della Commissione Europea. La questione che Bruxelles deve verificare è se lo scorporo dell'Alitalia in una bad company e in una «new company» è compatibile con le norme europee sugli aiuti di Stato e di concorrenza. Nelle discussioni con Bruxelles potrebbe esserci anche la questione degli slot, cioè delle condizioni di concorrenza su una tratta sensibile come quella Milano-Roma. Su questo argomento, infatti, potrebbero puntare esposti di compagnie europee concorrenti. Della questione Alitalia si occuperà tra qualche giorno anche l'europarlamento. Tajani si presenterà martedì prossimo alla commissione trasporti per informare sull'evoluzione del caso e sull'analisi in corso all'esecutivo comunitario. Non sono attese, in ogni caso, conclusioni. Nelle ultime ore Tajani ha di fatto spezzato una lancia a favore dell'operazione in corso sull'alitalia anche se ha detto che «ci vorranno settimane prima di esprimere un verdetto definitivo» e al momento è prematuro qualsiasi giudizio «favorevole o contrario». Sotto esame infine potrebbe finire anche la norma che sospende i poteri dell'Antitrust nazionale nell'operazione, prevista dal decreto che modifica la Legge Marzano per la ristrutturazione delle aziende in crisi. In giornata c'è stato anche un incontro tra l'amministratore Rocco Sabelli e il commissario straordinario di Alitalia Fantozzi e al termine hanno annunciato che domani la Cai verrà trasformata da srl in società per azioni.  

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