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Ora a Napoli va spazzata via la Gomorra del centrosinistra

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Roma 3 - Napoli 0, punto e da qui comincio a ragionare. I barbari napoletani senza biglietto hanno tranquillamente commesso reati su reati, per la semplice ragione che sapevano di poterli impunemente commettere. Il discorso deve partire da qui, altrimenti ci si incarta negli appelli ipocriti contro la violenza negli e fuori gli stadi. Su "Il Tempo" di ieri, io romanista, ho apprezzato la durezza del presidente laziale Lotito, nonché l'analisi del senatore Compagna, che ha, con ingegno aguzzo, menzionato il segmento surreale tutto e soltanto partenopeo dei disoccupati organizzati. Debbo aggiungere la mia stima per le affermazioni di Claudio Velardi, la prova vivente che il senno e il coraggio vengono prima e stanno sopra le appartenenze politiche. Del resto, all'interno del Pd, lo ribadisco io, che sono conclamato estimatore di Veltroni, ci sono persone di elevato spessore politico ed intellettuale. Parto, dunque, dal fatto che i delinquenti sapevano d'avere licenza di delinquere, giacché sotto il Vesuvio il laissez faire criminogeno taglia trasversalmente tutti i ceti, tutte le categorie, financo le istituzioni, comprese quelle repressive. Nell'assalto alla stazione si è nitidamente stagliata la Napoli verace di Bassolino. Sì, quella è la Partenope dell'uomo di Afragola; la Napoli che ha cacciato via il procuratore Cordova, perché incompatibile con l'andazzo illegale; la Napoli dell'immondizia, in tutti i sensi; la Napoli che vota Iervolino e Bassolino con percentuali bulgare nei rioni a più alta densità camorristica; la Napoli dove i dirigenti del Comune realizzano l'utopia di Marx, a ognuno secondo i suoi bisogni, aumentandosi a piacere lo stipendio e spendendo denaro pubblico per contattare le linee erotiche. Le calde labbra brasilere a carico del contribuente partenopeo sono la metafora del mal governo dei cattocomunisti al potere. Gomorra è rossa, è cosa loro e soprattutto loro, tant'è che le amministrazioni campane disciolte per inquinamento camorristico-mafioso sono al 90% di centrosinistra. È una verità questa che andrebbe meglio diffusa, riprendendo la denuncia di Cordova sulla procura circondariale di Napoli, talmente poco attiva e produttiva, da lasciare oltre 700 mila fascicoli e 2 milioni e trecentomila informative di polizia pressoché intonsi. Quale gridata lotta alla Camorra è mai credibile, se i magistrati neanche leggono i rapporti di polizia sulla criminalità organizzata? Ebbene, Cordova denunciò e il Csm lo cacciò. Cordova fu defenestrato, perché aveva toccato il nervo scoperto di una magistratura, non so se complice, certo distratta e poco reattiva, sicuramente troppo napoletana. Ebbene, alla stazione centrale di Napoli, prima di Roma-Napoli, s'è rivisto il fallimento del promesso Rinascimento, quello dei comunisti al potere, il quale, nel tempo, s'è denotato alto medioevo o rinascenza sì, ma della microcriminalità, del crimine diffuso e della camorra. La malattia, infatti, viene da lontano, dal maledetto 1993, quando il manipulitismo ci obbligò diventare tutti strabici. Allora, scambiato per una toga rossa, Cordova venne portato a spalla sotto il Vesuvio dai cosiddetti giuristi "democratici". Il procuratore Cordova, soprattutto magistrato bravo, onesto e apolitico, ai giornalisti, tanto per smentire la presunta appartenenza comunista, dichiarò d'essere daltonico. La delusione risultò così tremenda che i cronisti partenopei, eterna vergogna del quarto potere, giocarono sulle sillabe, scrivendo che Cordova s'era dichiarato non "daltonico", bensì "cattolico". Il procuratore daltonico traslitterato a "cattolico", pur oberato dai telegrammi di congratulazione dei bigotti campani, nel 1994, intuendo il nesso organico tra micro e macrocriminalità, prese misure drastiche contro il contrabbando di sigarette. Ebbene, nella Napoli "rossa", prima si registrò un corteo di protesta dei contrabbandieri, quindi una loro delegazione venne ricevuta in pompa magna dal prefetto. Roba da matti: il prefetto intese confrontarsi e conoscere le ragioni dei contrabbandieri! I disoccupati organizzati citati da Compagna ebbero accoglienze non solo in prefettura, dove pure furono amorevolmente ospitati. Assente Cordova perché in ferie, nella procura di Napoli, agosto 2003, si verifica l'evento degli eventi: un alto, cacciatore e progressista magistrato organizza, in procura, un rendez-vous con i suddetti disoccupati, organizzati non si sa bene da chi e per conto di chi, per valutare le loro proposte, benché già da tempo si sia autorevolmente opinato che il produttore-regista di quella singolare associazione sia probabilmente donna Camorra. Sul "Mattino" del 5 agosto 2003, purtroppo, si lesse: "Il procuratore aggiunto Paolo Mancuso ha incontrato una delegazione della sigla euro disoccupati napoletani". A che titolo la magistratura napoletana dialogò con certe sigle? Suvvia, l'illegalità nella Napoli del centrosinistra non è emergenza, dovendosi supporre che sia più spesso regola, come fa pensare la vicenda di Maurizio Casanova, il proprietario di un immobile a destinazione industriale, occupato da "Officina 99" nel 1991, un centro sociale del tutto illegale, aduso alla musica, al fumo ed ad altre droghe più o meno leggere, comunisteggiante, antisemita, filo-Bin laden. Il povero Casanova, ritenendo di vivere in uno Stato di Diritto, sin dal 1991, denuncia l'abuso e altri mille reati commessi giorno dopo giorno nel "suo" immobile. È costretto, però, a reiterare invano le denunce per altri tredici anni, sino al 2004, ricevendo da parte di tutti, polizia e autorità giudiziaria comprese, disattenzione totale, fino a quando il Comune di Napoli acquista a prezzo divenuto ormai stracciatissimo l'immobile deprezzato, probabilmente per regalarlo ai "compagni" okkupanti. Casanova credo si sia trasferito in Lapponia, dove il diritto alla proprietà privata sussiste. Caro Compagna e caro Velardi, la verità è che nella Napoli di Bassolino, senza dissimulare le responsabilità di quanti nel centrodestra sono stati oggettivamente complici, il mancato controllo di legalità è la regola e non l'emergenza. Roma 3- Napoli 0, ma il vero problema è la rifondazione di Neapolis. Tocca al governo Berlusconi ripulire ancora e decisamente, senza tralasciare di spazzarre le zone d'ombra lasciate dai complici del centrodestra.  

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