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Alfano, l'esploratore che tenta di stanare Walter

Angelino Alfano

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Lo sapeva dal primo giorno, lo sapeva da quando gli venne offerta la possibilità di guidare il dicastero di via Arenula. D'altro canto proprio sulla giustizia era caduto il governo precedente, con il Guardasigilli che si ritrovava la moglie agli arresti domiciliari e le intercettazioni spiattellate sui giornali. Ora si è arrivati al dunque. O comunque ci si sta avvicinando rapidamente visto che quella della giustizia è una delle tre riforme fondamentali dell'autunno. E Alfano muove i passi in modo felpato. Tanto per cominciare è salito sul Colle. Non solo come atto di cortesia nei confronti del presidente della Repubblica, ma anche perché più sostanzialmente è anche il numero uno del Csm. E la linea del Guardasigilli è quella suggerita dal Quirinale: dialogo, dialogo, dialogo. Anzitutto con l'opposizione. Il punto vero, spiega una fonte vicina al premier, è il Pd. E le sue anime interne. Perché è chiaro che convivono almeno due linee diverse. Quella sulla quale spinge D'Alema che è quella del dialogo e del tentativo di raggiungere un'intesa. E quella di Veltroni che invece non vuole spingere troppo sull'acceleratore perché chiudere un'intesa significherebbe arrivare alla rottura con Di Pietro che, dalle parti del Cav, s'aspettano che si metterà sempre e comunque di traverso. Forse anche per questo l'offerta che era arrivata dall'area veltroniana era quella di cercare un accordo sul federalismo fiscale, l'altra grande riforma autunnale, tenendo divisi i piani con la giustizia. Ma la risposta del Pdl è stata picche, si va avanti tutto assieme o andiamo avanti da soli. La fase che si sta aprendo è nuova. Perché ieri Alfano di fatto ha incassato l'apertura di Casini. E a Palazzo Grazioli non mancano di sottolineare anche le frasi di Violante giunte dalla Festa Democratica in corso a Firenze: le parole dell'ex presidente della Camera vengono interpretate in buona sostanza come la linea dalemiana, con una spruzzatina di azione personale visto che resta in piedi la sua candidatura come giudice della Corte Costituzionale su cui finora ha pesato il veto del Cavaliere. Insomma, Veltroni è circondato. Tanto che nel Pdl hanno valutato ieri sera le nuove frasi che sono giunte dal ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia, molto vicino a Veltroni «ma comincia a cedere anche lui», spiegano nella maggioranza. Che cosa ha detto Tenaglia? Se una settimana fa parlava del Guardasigilli e lo bollava per i suoi «sterili annunci», ieri ha cambiato registro: il Pd - ha affermato - è disponibile al dialogo sulla giustizia ma «il confronto in Parlamento deve partire dal dialogo su come si riorganizza il sistema della giustizia penale e civile». Anche Veltroni, dietro di lui cede? Forse sì, visto che Dario Franceschini, il vicesegretario del Pd, avverte: «Al confronto parlamentare non ci sottraiamo, ci mancherebbe altro che un grande partito usasse un atteggiamento di rifiuto verso il confronto parlamentare perché dall'altra parte c'è Berlusconi». L'esplorazione dà i suoi frutti e Alfano potrebbe arrivare in porto mentre chi lo ha preceduto è finito nel naufragio.

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