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Roma-Tripoli, un asse di scambi commerciali

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Allo stesso tempo, il nostro Paese esporta verso la Libia principalmente prodotti petroliferi raffinati, il cui valore è stato però pari «solo» a 367 milioni di euro nei primi quattro mesi dell'anno. La società italiana maggiormente attiva in Libia, presente nel Paese già dal 1959, è l'Eni che ha recentemente rinnovato i contratti di esplorazione e produzione su petrolio e gas che deteneva nel Paese. La durata dei contratti, secondo la nuova intesa del giugno scorso, è stata rinnovata per 25 anni: le nuove scadenze diventano il 2042 per la produzione petrolifera e il 2047 per il gas. L'attività produttiva di Eni è concentrata soprattutto nell'offshore di fronte a Tripoli e nel deserto libico; il gruppo italiano detiene partecipazioni in almeno sei blocchi produttivi, mentre è operatore e detiene una quota di partecipazione del 50% di quattro blocchi per l'esplorazione. Italia e Libia sono strettamente connesse anche grazie al gasdotto «Green Stream», che ha richiesto un investimento di 7 miliardi di euro per collegare, dal 2004, i giacimenti della Libia occidentale all'Italia. I rapporti fra i due Paesi non riguardano però esclusivamente l'energia. Nel comparto bancario la francese Bnp Paribas è il maggiore azionista di Sahara Bank e in quest'ambito dovrebbe operare anche la controllata Bnl che, grazie alla sua italianità punta a stabilire un rapporto privilegiato con le aziende italiane che esportano o investono in Libia. L'Italia nei settori ad alta tecnologia è presente con Agusta-Westland, che ha già concluso contratti per la fornitura di 24 elicotteri, mentre Alenia Aermacchi ha concluso una commessa per circa 3 milioni di euro. Spazio anche nel comparto delle telecomunicazioni, con un programma di investimenti per l'ammodernamento della rete acquisiti in particolare da Sirti per oltre 62 milioni di euro.

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