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Karzai: «Nuove regole per le truppe occidentali»

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Un'ipotesi che il governo italiano non rifiuta in via preventiva ma che, precisa il ministro degli Esteri Franco Frattini, non significa un ritiro delle truppe. Infatti Karzai, sottolinea il titolare della Farnesina, «sa bene di avere ancora bisogno di sostenere la lotta al terrorismo anche in previsione delle prossime elezioni politiche, che auspichiamo siano democratiche e trasparenti». Con una risoluzione adottata ieri, il Consiglio dei ministri afghano ha condannato «nel modo più forte» l'eccidio di civili e ha deciso di rivedere le regole alla base del rapporto con le forze armate occidentali e di raggiungere, a tale scopo, un accordo reciproco. Gli obietivi di Kabul sono «stabilire i limiti e le responsabilità delle forze internazionali sulla base di un accordo reciproco e conformemente alle leggi afgane e internazionali. Mettere un termine agli attacchi aerei contro obiettivi civili, alle perquisizioni e alle detenzioni illegali di cittadini afghani». Ma «rinegoziare» non vuol dire «ritirare le truppe», avverte Frattini. Il quale aggiunge: «La decisione di Karzai, che rispetto, nasce da un evento tragico su cui la stessa Nato sta indagando. Deve farlo per dare una risposta chiara e di assoluta verità rispetto alla morte di tanti civili innocenti». Il ministro degli esteri ritiene che l'obiettivo sia «regolare in modo diverso la presenza dei contingenti militari nella regione. Si era parlato di concentrare le forze Isaf fuori dalle città, lasciando i centri urbani alle forze militari e di polizia afgane - ha concluso - Ci sono tante ipotesi a cui pensare, ma non credo che rinegoziare significhi ritirare». Per il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, è naturale che ci siano delle modifiche alla struttura della missione ed è «chiaro che va ripatteggiato l'accordo con il governo afghano». Infatti, «oggi la realtà è molto diversa da tre anni fa, la guerriglia ha costretto le truppe a cambiare struttura e funzioni, non più soltanto quelle di polizia militare e di tutela dell'ordine pubblico» come una volta. Tuttavia, ha spiegato Mantica, non solo non siamo vicini a una rottura con Karzai ma si va verso «un rafforzamento dell'alleanza su basi paritarie». Quindi, «se gli afghani assumono sempre più responsabilità nella difesa del Paese, è giusto che le decisioni vengano prese anche da loro». Sulla stessa linea il suo «collega» Vincenzo Scotti: «La posizione italiana resta ferma, come ha fatto capire il ministro Frattini, sulla presenza e sulla continuità del contingente - ribadisce il sottosegretario - Karzai deve far vedere agli afghani di essere presente. Da un lato, fa un discorso rivolto all'interno e finalizzato a tranquillizzare l'opinione pubblica. Dall'altro, chiede alle forze internazionali maggiore aiuto contro il terrorismo e, nello stesso tempo, che gli sia consentito di partecipare alle decisioni e di definirne, insieme con gli alleati, i limiti».

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