Casini è stato il politico più corteggiato dell'estate. Che ...
Il partito di centro a sua volta aveva spiegato nei mesi scorsi che avrebbe abbandonato per le amministrative la logica del terzo polo. Niente voto di castità questa volta, avevano spiegato i dirigenti udiccini. La strada che porterà Casini all'altare con Veltroni o Berlusconi è però meno semplice di quanto si possa immaginare. Se da un lato il leader centrista può godersi il merito della centralità politica, dall'altro sa che in autunno dovrà sciogliere il complicatissimo rebus delle alleanze. Come spesso accade è l'agenda a determinare le priorità. Se in primavera c'è il gran gala elettorale con Europee ed amministrative, già ad ottobre si voterà per Trento e a fine novembre per il rinnovo del Consiglio regionale abruzzese dopo l'arresto del governatore Del Turco. Come si muoverà Casini in questo piccolo labirinto costellato dalle interessate avances di Pd e Pdl? Anzitutto l'Udc rivendicherà la distinzione fra gli accordi amministrativi, delegati formalmente ai vertici periferici del partito, e quelli politici. Per i primi non c'è dubbio che l'intesa con il Pdl sarà prevalente: la base elettorale e i dirigenti centristi sono naturalmente portati a chiudere l'accordo con quelli con cui sono stati alleati per quattordici anni. Tuttavia, in alcune realtà più simboliche e dove i voti dell'Udc sono determinanti è probabile che si realizzino cartelli con il Pd. A Trento per esempio gli uomini di Cesa e Casini potrebbero preferire Dellai all'antagonista leghista Divina. Una scelta di questo genere andrebbe però letta più come un messaggio a Berlusconi che non come una definitiva preferenza al partito di Veltroni. L'appuntamento cruciale è e resta quello abruzzese. In questa regione si decideranno gli equilibri del futuro e Casini ha dalla sua un jolly notevole: il suo Rodolfo De Laurentis è il candidato migliore per vincere. Il Pd è pronto a incoronarlo ma, se un autorevole opinion maker come Bruno Vespa (abruzzese doc) scende in campo per mettere in allerta il Pdl suggerendogli di strappare De Laurentis all'opposizione, vuol dire che la partita è ancora aperta. Per Berlusconi l'occasione è ghiotta: se vorrà contenere le legittime aspirazioni dei suoi colonnelli in Abruzzo e dare il via libera al sostegno della candidatura di De Laurentis, si assicurerà il disco verde dell'Udc alla grandissima parte delle amministrative di primavera ed otterrà una collaborazione parlamentare utilissima anche a puntellare gli eventuali mal di pancia di alleati come An e Lega. Molto diverso per Casini (e forse anche per Berlusconi) è invece il ragionamento politico tout court. Pdl e Udc sono alleati naturali. La stessa appartenenza al Ppe ne è la cartina di tornasole. Il risultato elettorale ha poi spazzato via qualunque dubbio centrista sulla leadership di Berlusconi. La stessa trama di Tremonti sull'economia sociale di mercato non può che essere musica per le orecchie degli ex-dc. Insomma, gli argomenti che sono a favore del matrimonio Pdl-Udc sono di gran lunga maggioritari. Eppure, resta improbabile che l'Udc d'un tratto voglia (o possa) rinunciare alla propria identità e confluire nel partito unitario del centrodestra. Allo stesso modo, l'eventuale ingresso dei centristi nel Pdl significherebbe far saltare il precario equilibrio fra forzisti e An e rimodellare la squadra di governo in modo non superficiale (l'Udc non si accontenterebbe di due sottosegretari..). È ragionevole dedurre che sia per Casini che Berlusconi la priorità sia oggi ristabilire una buona collaborazione parlamentare ed un'intesa per le amministrative. Il presidente del Consiglio riuscirebbe così a dare un segnale forte sia agli alleati che agli avversari (per il Pd si tratterebbe, come ammesso da Enrico Letta, di un vero e proprio disastro) e di estendere la propria egemonia anche negli enti locali. In tempi di federalismo, non sarebbe risultato di poco conto. Quanto all'unificazione dei due partiti, i tempi resterebbero quelli della legislatura: fra quattro anni. Quando bisognerà rinnovare il Parlamento ed eleggere il nuovo presidente della Repubblica. E anche qui Casini potrebbe rappresentare per Berlusconi una sponda importante. In questi casi è prassi dire: se sono rose, fioriranno. E dall'Abruzzo si capirà se il nuovo corso del centrodestra sarà sbocciato oppure no. * www.formiche.net