Papa: questa misura ha portato nuovi reati
Questo dimostra che l'indulto non ha avuto efficacia come misura prudenziale e non ha avuto funzione deflattiva ma ha avuto l'effetto di tradursi in nuovi reati. Quindi l'aumento dei reati più che un effetto dell'indulto è la dimostrazione dell'inefficacia dell'indulto». Il magistrato e deputato del Pdl Alfonso Papa mette a fuoco la situazione sul dopo-indulto. «I dati del ministro Maroni confermano che quello intercorso andrebbe auspicabilmente considerato l'ultimo indulto della nostra storia. La misura ha dimostrato una quasi totale inefficacia e non è riuscita nel medio e lungo periodo a consentire quell'alleggerimento del peso della popolazione carceraria che pure ci si auspicava. L'indulto si riferisce a reati pregressi e non è un istituto tendente ad essere un deterrente per il futuro. Mi sembra abbastanza corretta l'analisi del ministro Maroni con il quale sotanzialmente concordo. C'è un legame tra la diminuzione dei reati e l'indulto? «La diminuzione dei reati non mi sembra ricollegabile alla misura dell'indulto i cui beneficiari non hanno peraltro dato grandi dimostrazione di ravvedimento. Mi sembra che correttamente si debba puntare su una diversa politica criminale piuttosto che su misure di pacificazione sociale e surrettizia deflazione carceraria». Cosa intende per diversa politica criminale? «Proseguire nel solco tracciato con il pacchetto sicurezza, incidere su alcune fasi del procedimento penale, intervenire in maniera più incisiva su alcune fattispecie di reato quali quelle associative contro il patrimonio e contro la persona può essere una corretta direzione». Come andrebbe cambiato il procedimento penale? «Certamente alcuni interventi mirati sulla fase dell'indagine preliminare, sulla convalida e sul fermo che nei riti per direttissima potrebbero ulteriormente contribuire ad un potenziamento del sistema». Cosa andrebbe fatto per continuare il trend di riduzione del numero dei reati? «Occorre centrare l'attenzione sul problema della vittima e intervenire anche su quei reati meno gravi ma spesso odiosi per la convivenza civile come ingiurie, lesioni semplici, scippi, furti in casa, per i quali un potenziamento degi apparati di polizia e il ricorso a forme anche stragiudiziali di risoluzione delle controversie potrebbero attenuare il senso di insicurezza che spesso caratterizza oggi la convivenza». Quanto l'uso dell'esercito nelle città è efficace? «È un modo intelligente per costruire una moderna concezione di un esercito ormai di professionisti e avvicinare tutte le istituzioni ai cittadini. Inoltre in alcuni contesti può svolgere un'utile funzione di prevenzione». Cosa ne pensa della separazione delle carriere? «L'esperienza europea e delle moderne democrazie occidentali ci attesta che quello della separazione delle carriere non è uno scabroso tabù bensì un'opzione con la quale serenamente è lecito che la politica e gli operatori si confrontino anche in relazione alle attuali connotazioni del processo penale come processo accusatorio e di parti nonchè al fine di dare concreta attuazione al nuovo articolo 111 della Costituzione e ai principi costituzionali del giusto processo». Come mai l'opposizione di alcuni magistrati? «L'unicità delle carriere è stata ed è una peculiarità italiana che ha consentito una totale indipendenza della pubblica accusa. Ma il problema è stato ed è culturale e della incapacità del sistema di arginare e contenere eccessi ed abusi reiterati e mai risolti. Mi sembra perciò che attaccare apoditticamente l'idea della separazione delle carriere senza riflettere seriamente sulle gravissime disfunzioni del sistema vigente sia del tutto anacronistico».