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Pd, godono solo gli ex Margherita

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Gli esponenti ex Margherita del Partito Democratico in questi giorni bollenti di scontro tra gli amministratori locali (Ds) e i vertici del partito (Ds) non hanno detto una parola. Tacciono tutti, dai big (Rutelli, Enrico Letta, Rosy Bindi, Franceschini) fino agli ultimi peones. Solo Fioroni, in un'intervista a il Corriere della Sera ha azzardato una timida sortita: «Sono dolori di crescenza di una formazione nuova, però basta giocare allo sfascio». Dalla «pancia» del partito, invece, filtra solo qualche mezza ammissione — sotto garanzia di anonimato — che più o meno può essere riassunta così: sono beghe interne ai Ds, una resa dei conti interna, noi stiamo alla finestra e vediamo cosa succede. Con un pizzico di vendetta verso la Quercia e Veltroni: hanno voluto fare un partito come volevano loro, ora se la cavino da soli. Anche se poi qualcuno, come Lucio D'Ubaldo, una vita nel partito prima come Popolare e poi nella Margherita, oggi deputato, qualche preoccupazione ce l'ha. «È vero, è una vicenda che non ci vede particolarmente coinvolti ma non si tratta solo di un calcolo "sottile", siamo soprattutto sconcertati, non sappiamo cosa fare. È come se ci fossimo imbarcati per una crociera su un meraviglioso transatlantico e poi scopriamo che l'equipaggio litiga, il comandante non c'è e viaggiamo senza bussola». Quadro disarmante, insomma che, secondo D'Ubaldo ha radici nella nascita stessa del Pd: «Ds e Margherita erano due partiti in crisi per motivi differenti. Ci siamo uniti sperando di superare queste difficoltà, ognuno portando le sue energie e la sua forza. E invece non siamo riusciti a fare uno scatto in avanti». Ma c'è anche chi è convinto che tutto sommato il bagno di sangue della parte diessina possa portare qualche vantaggio. «Entrando nel Pd noi abbiamo perso molto potere — spiega un giovane parlamentare romano — questa potrebbe essere l'occasione per riacquistarlo. Aspettiamo, vediamo chi vince e chi perde e lavoriamo a future alleanze interne in vista dei congressi. Anche se alla fine questa implosione interna dei Ds non può far altro che avvantaggiare Veltroni perché in questo momento nessuno ha l'interesse a farsi avanti». Stesso disincanto arriva dai rutelliani: «Noi siamo alleati e fedeli a Veltroni — spiega un dirigente del partito — Ma non siamo veltroniani. È uno scontro che non ci riguarda, stiamo alla finestra e ci "gustiamo" quello che succede».

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