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Cicchitto: "Andiamo a caccia dei centristi delusi dal Pd"

Cicchitto

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Parola di Fabrizio Cicchitto. Il conto alla rovescia per la costruzione del Pdl è ormai cominciato, compresa qualche polemica che ha animato le ultime settimane. «Classiche chiacchiere agostane. Gli obiettivi veri sono chiari e noi abbiamo già cominciato a lavorare». Come la mettiamo con la fusione Fi-An? «Il mio augurio è che non ci siano rigidità e che non si apra la concorrenza per l'egemonia di chi svolgerà eventualmente il ruolo propulsivo tra An e FI. A che serve gareggiare al primo della classe? Sarebbe un modo sbagliato per cominciare e anche per durare». E sul reggente troverete un accordo? «Allo stato attuale c'è una leadership indiscussa, quella di Berlusconi, ci sono due coordinatori nazionali di Fi e An Verdini e La Russa, e i vari responsabili degli altri partiti. Alla fine, penso ci sarà un gruppo di lavoro di circa 15-20 persone». Quindi quale sarà il punto di partenza? «Aggregare tutti, sia i big sia le formazioni politiche minori. Il Pdl deve, come e ancor più di Forza Italia, coprire una vasta area di centro, abbandonata in seguito all'egemonia imposta dai diessini sul Partito Democratico. Partendo dalla leadership di Berlusconi, convivranno e collaboreranno, insieme cattolici, liberali di orientamento solidaristico, socialisti riformisti, destra liberaldemocratica, liberali e repubblicani». Sarà un'operazione sicuramente non facile. «È vero. Ma bisogna tener conto che questo progetto ha come retroterra la manifestazione del 2 dicembre 2006, il successo elettorale, gli obiettivi raggiunti dal governo. Ecco, tutti questi fattori rendono l'operazione già solida». Il 10 settembre ci sarà la prima riunione sullo statuto del nuovo partito. Avete già qualche idea su come sarà costituito? «Ci stiamo lavorando. Comunque, dovrebbe essere formato da due parti: la prima, transitoria, sulla costituzione del nuovo partito. La seconda, riguarderà la fase successiva, l'identità vera e propria del Pdl». Sarà un partito pro dialogo bipartisan? «Il metodo bipartisan evocato ad ogni piè sospinto non porta da nessuna parte: sembra determinato da complessi di inferiorità e, insieme ad un uso retorico malaccorto, finisce solo per creare nuove risse. C'è un sistema bipolare, ma partitico: che esso si fondi su un confronto serio fatto di aperti dissensi o aperti consensi tra maggioranza ed opposizione, che su una serie di rilevanti questioni di merito emerga il dissenso è nella fisiologia della democrazia». In sostanza sì al dialogo ma non su tutto? «Prendiamo come esempio la tanto discussa commissione Amato. Un conto è quello che si sta facendo su Roma, una città che, per la sua natura, può richiedere una commissione di questo tipo. Il problema è essere rigorosi nella distinzione delle materie. È evidente che mentre su politica economica, immigrazione, infrastrutture, ecc., ognuno deve fare la sua parte, invece sulle riforme istituzionali è auspicabile un'intesa. Il dato negativo è l'oscillazione tra un consociativismo pasticcione ed una reciproca demonizzazione settaria». A proposito di Roma, una delle battaglie del Pdl, è quella sul parcheggio del Pincio. «Se realizzato, questo progeto sconvolgerebbe l'assetto paesaggistico di una delle zone di maggior pregio della capitale. Il pensiero di traforare il Pincio per farci un parcheggio, sinceramente, mi fa venire i brividi alla schiena».

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