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L'Europa si ferma

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Ma i dati diffusi non lasciano presagire nulla di buono. Il dato complessivo per i 15 paesi dell'Eurozona fornito da Eurostat registra nel secondo trimestre del 2008 un calo dello 0,2% rispetto al trimestre precedente (quando si era registrata una crescita dello 0,7%). Si conferma anche la contrazione del nostro paese: -0,3% tra aprile e giugno. E se l'Italia arranca non va certo meglio negli altri paesi partner: la Germania ha comunicato un dato sulla crescita meno «brutto» delle attese ma comunque con un segno meno. Il prodotto nazionale lordo tedesco, sempre nel secondo trimestre, ha registrato una variazione congiunturale negativa (-0,5%) anche se al di sopra delle attese degli analisti che avevano ipotizzato un calo fino all'1%. È la prima volta che succede da quasi 4 anni ma il ministro dell'economia, Michael Glos, conferma la stima di crescita dell'1,7% del Pil per il 2008. Stessa situazione in Francia dove a sorpresa (gli economisti avevano ipotizzato un +0,1%) la contrazione è stata dello 0,3%. Il Governo d'oltralpe lunedì si riunirà per mettere allo studio le prime risposte. In Spagna «tiene» invece ancora il segno più anche se la variazione è impercettibile: +0,1% nel secondo trimestre e comunque la corsa sembra finita. E già il premier spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero, ha riunito il governo per trovare ricette anti-crisi. Si salva intanto dalla recessione il Portogallo che mette a segno un +0,4%. E +0,4% è anche il risultato dell'Austria, in calo dallo 0,6% precedente. Insomma una situazione tutt'altro che rosea che non si vedeva dal lontano 1993 e, anche se il portavoce di Almunia ritiene che al momento sia «esagerato» parlare di recessione, molti Paesi la rischiano. Una situazione che allarma la Banca Centrale europea che nell'ultimo Bollettino dà anche conto delle aspettative dei «previsori» contattati che riducono la crescita l'anno prossimo di 0,3 punti all'1,3% e mantengono per ora all'1,6% la previsione per l'anno in corso. Il Pil dei paesi dell'area euro secondo la Bce registra nel secondo trimestre «un tasso di crescita in termini reali sensibilmente inferiore al primo trimestre». Ma la causa potrebbe essere in parte «tecnica»: «questa evoluzione rappresenta in parte una reazione tecnica alla forte espansione osservata nei primi mesi dell'anno». Ma altri fattori che incidono sulla crescita sono «la minore espansione a livello mondiale e l'effetto frenante dei prezzi elevati e volatili del petrolio e degli alimentari». «Questa revisione al ribasso - spiega poi la Bce riferendosi alle aspettative dei "previsori" - rispecchia principalmente le attese di un rallentamento degli investimenti nell'area dell'euro per effetto di condizioni di finanziamento più restrittive, della flessione del mercato immobiliare e del protrarsi delle turbolenze finanziarie».

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