Francesco Di Miero PESCARA In attesa di scegliere i ...
Al voto prima possibile e non oltre il 30 novembre, chiede l'opposizione che denuncia manovre del centrosinistra per far slittare le elezioni e abbinarle alle provinciali della primavera prossima. La data del ritorno alle urne - secondo lo statuto - deve essere stabilita con decreto dal vice presidente vicario (Enrico Paolini), sentiti i pareri del presidente della Corte d'appello e del presidente del consiglio regionale Marino Roselli (Pd). Quest'ultimo ha già fatto sapere che consulterà uno per uno i singoli consiglieri, facendo così intendere che anche nel centrodestra c'è qualcuno che ufficialmente si pronuncia per il voto subito, ma in realtà sarebbe favorevole a un rinvio. Entro la giornata di domani, 13 agosto, dovrebbe arrivare la decisione e per questo c'è fibrillazione nel Partito democratico che teme le elezioni ravvicinate. L'elettorato abruzzese è rimasto profondamente turbato dalla vicenda giudiziaria che ha coinvolto esponenti di primo piano del Pd. Perciò a sinistra si lavora per un rinvio. Ma oltre alla data delle elezioni grandi manovre sono in atto, al di là dell'ufficialità, per la designazione del candidato governatore. I nomi più ricorrenti nel centrosinistra sono quelli di Lanfranco Tenaglia, ministro della giustizia del governo ombra, già magistrato di Corte d'appello e ed ex componente del Consiglio superiore della magistratura. L'altro papabile è il senatore Giovanni Legnini (ex Ds), che ha acquisito meriti per aver sostenuto nell'ultima Finanziaria del governo Prodi le ragioni dell'Abruzzo, riuscendo a far stanziare finanziamenti per varie opere pubbliche. In ogni caso la scelta del candidato alla presidenza dipenderà anche dalle alleanze. La ricomposizione della maggioranza che nel 2005 strappò il governo della Regione al centrodestra si presenta difficile se non impossibile. Rifondazione comunista ha già posto il veto: nessun candidato indagato, non solo per la presidenza ma anche per il consiglio regionale e, in ogni caso, nessuno del Pd. L'Italia dei valori ha preso subito le distanze facendo dimettere il proprio assessore contrariamente a quanto hanno fatto Rifondazione e Comunisti italiani che fanno ancora parte, ad ogni effetto, dell'esecutivo regionale. Le maggiori diffcoltà si riscontrano all'interno del Pd. In un'assemblea regionale del partito, ben tre segretari provinciali (eccetto quello di Pescara) hanno presentato un documento per vietare le candidature di persone indagate. L'ordine del gioreno non è stato votato ed è ancora nelle mani del segretario regionale Luciano D'Alfonso, segretario regionale del Pd, nonchè sindaco di Pescara, che ha avuto due stop: uno dalla cosiddetta legge antisindaci per cui avrebbe dovuto già dimettersi a pochi mesi dalla sua riconferma alla guida della città; l'altro perchè risulta indagato in tre procedimenti giudiziari aperti dalla Procura della repubblica. Ma neanche nel centrodestra ci sono certezze. Tra i più quotati alla candidatura alla presidenza c'è il sindaco dimissionario di Teramo, Gianni Chiodi (Forza Italia), ma si fanno anche i nomi del senatore Filippo Piccone, anche lui sindaco dimissionario di Celano. E ancora di Maurizio Scelli, nonchè di Mario Pescante, ex presidente del Coni, originazio di Avezzano, la stessa città natale del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Tutti di Forza Italia, ma tra gli aspiranti c'è anche il senatore Fabrizio Di Stefano (An). A decidere probabilmente sarà il premier Silvio Berlusconi.