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Roberto Arditti Laura Della Pasqua RAVELLO «Qui, posso ...

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Brunetta è seduto nella piazzetta di Ravello, sulla Costiera amalfitana, dove trascorrerà la pausa estiva. È il ministro più popolare del momento, quello che con la crociata anti fannulloni si è conquistato i riflettori anche della stampa estera, che ha scatenato una valanga di polemiche. E ora, mentre nella casella elettronica del ministero continuano a affluire le vignette sui fannulloni, lui si concede qualche giorno di relax. Da qualche anno ha restaurato una casa acquistata diverso tempo fa. Niente di lussuoso ma quei particolari che nascono dall'amore per un posto, dal gusto di fare una cosa insieme. Sì, perché in questa piccola residenza affacciata tra cielo e mare c'è la mano della sua compagna Titti, che fa l'architetto di professione ma che qui, più che il mestiere, ci ha messo il cuore. C'è poca gente nella piazzetta di Ravello, perlopiù turisti americani; quest'anno la stagione langue e anche se per i vicoli non c'è nemmeno una cicca di sigaretta, la cittadina arroccata sta soffrendo della cattiva pubblicità dei rifiuti di Napoli. «È il mio buen ritiro, qui ho tutto quello che un uomo può desiderare»; il che significa per Brunetta, pochi amici affettuosi, la sua compagna Titti, e la voluminosa mazzetta dei quotidiani. «Mai stato a Villa Certosa. Anzi un giorno Berlusconi mi ha mostrato alcune foto come a dirmi, ecco quello che ti perdi a non venirmi a trovare, e io gli ho fatto vedere le mie foto di Ravello». In un angolo della piazza un uomo ripropone con la chitarra alcune melodie napoletane. «Qui c'è anche la musica, meglio di così». Una donna gli si avvicina timidamente: «Bravo, bravo davvero, non voglio disturbarla ma glielo devo proprio dire. Quello che sta facendo contro i fannulloni è importante, non si lasci fermare, vada avanti». Maniche di camicia di lino, pantaloni bianchi, Brunetta sorride soddisfatto. È il suo momento, ne ha la piena consapevolezza. Il cellulare si illumina di continuo ma lui, sorseggia una spremuta d'arancia, e sembra più seguire le note del musicista di strada. «Sa, io sono un piccolo borghese, che viene da una piccola famiglia: mio padre aveva a Venezia un banco di souvenir e anche io ho fatto quel mestiere per un po'. Non amo i salotti, mai stato in un salotto romano, mi piacciono le cose semplici, gli affetti veri che si costruiscono negli anni». È ora di pranzo, lo raggiunge Titti con il figlio e un amico, l'ex sindaco di Ravello Secondo Amalfitano. Tutti insieme a mangiare pesce in un ristorante alla buona, classica conduzione familiare, sapori genuini. E, davanti a un trancio di tonno alla brace, Brunetta si lancia in una anticipazione. «Sto già lavorando a un'altra sfida ma non voglio rivelare quale». Attento che se qualcuno la vede qui a sorseggiare una spremuta c'è il rischio che l'accusi di essere stato contagiato dai fannulloni... Ma avrebbe mai creduto di portare tanto scompiglio nella pubblica amministrazione? «Ci ho sempre creduto e i dipendenti pubblici mi stanno seguendo perché quelli bravi e che lavorano sono la maggior parte e finalmente vedono che c'è qualcuno che li considera. Ho fissato delle sanzioni per i fannulloni ma dopo il bastone, da settembre partirà la stagione della carota. Per troppo tempo la pubblica amministrazione è stata vista come luogo dove far proliferare il clientelismo, come serbatoio di voti. Il '68 ha trovato qui un ventre molle dove elaborare una visione anticapitalistica e antimeritocratica. È un miracolo che ci siano ancora tante persone perbene che fanno il loro lavoro con impegno. Mi dispiace che il sindacato non abbia capito quello che intendo fare». Resistenze dai rappresentanti dei lavoratori? «La mia riforma è una grande occasione per il sindacato che però non mi sta seguendo. L'azione destabilizzante dà fastidio al sindacato, mina il suo ruolo di potere nel pubblico impiego. Anche se la maggioranza degli iscritti è costituita da gente che lavora sul serio, il sindacato non ce la fa a mettersi dalla parte del cambiamento». Ma se il sindacato dovesse mettersi di traverso? «Sarebbe uno sbaglio. Come farebbero a spiegare agli iscritti del settore privato che si sono opposti a una riforma che vuole far prevalere il merito nella pubblica amministrazione? Inoltre io voglio che i dividendi dell'efficienza vadano nei contratti di secondo livello. Voglio creare un meccanismo virtuoso. Io dico al sindacato che il primo che salta sul carro del cambiamento ha vinto e si porta dietro tutti gli altri». I sindacati però sostengono che ci sono poche risorse per i contratti, è così? «In un momento di crisi economica io voglio fare un contratto che aumenta il potere d'acquisto e valorizza la produttività. Vi sembra poco? Sul tavolo ci sono 3 miliardi; 2,8 miliardi per il rinnovo dei contratti e 200 milioni per la produttività. Va ricordato anche che da 7 anni gli stipendi degli statali sono cresciuti il doppio dell'inflazione effettiva». La situazione economica è davvero così disastrosa? Ci aspetta un autunno caldo? «Io non sono pessimista, i fondamentali dell'economia sono buoni. Siamo in un momento di riflessione». L'ottimismo riguarda anche la situazione dell'Alitalia? «Suvvia, l'Alitalia è una robetta da un miliardo anche se è un fatto emblematico. Voglio dire che non condiziona l'economia italiana». Positivo per natura. Ma un pizzico di fortuna nella sua vita...? Quanto ha contato la fortuna? «Vede questo? È un cornetto di corallo antico. Me lo ha regalato il proprietario di quel negozio laggiù. Lo tengo in tasca, mi diverte l'idea, ma quello che ho raggiunto nella mia vita è frutto solo di tanto e tanto lavoro. Mio padre mi diceva sempre: mai sotto paròn, mai sotto padrone. E io ho lavorato tanto e quello che ho avuto spesso è venuto in ritardo. Per questo mi dà fastidio il parassitismo, la logica del lasciar correre. Sono dalla parte dei lavoratori, vado incontro ai loro bisogni e voglio valorizzare il merito. Sono un socialista, sono io quello di sinistra». Vuol dire che Veltroni non è di sinistra? «Posso usare un'espressione?». Prego. «Veltroni è un radical-chic, è sovrastrutturale. Per Marx prima veniva il pane e poi le rose, per Veltroni è il contrario. Le sue canzonette sono emblematiche del suo modo di essere». È vero che se non avesse fatto politica avrebbe vinto il Nobel? «Non la metterei così. Ricardo Levi una volta scrisse che probabili premi Nobel potevano essere Alberto Alesina, Francesco Giavazzi, Nicola Rossi, Riccardo Faini e io. Però per me ha vinto la politica. Avrei dovuto lasciare l'Italia andare un lungo periodo negli Stati Uniti ma le mie radici sono qui». Quanto ha contato l'incontro con Berlusconi? «Berlusconi ha una capacità di talent scout fuori dal comune. Il partito socialista non mi avrebbe dato lo spazio che mi ha dato Forza Italia. Dal Psi ebbi solo la candidatura per il Senato nel '92». Come è cominciata l'avventura con Forza Italia? «Io sono tra i pochi che possono dire di non aver partecipato alla fondazione di Forza Italia (e sorride ironico pensando a quanti fanno a gara a rivendicare un ruolo nella nascita del partito, ndr). Quando ero al Cnel, Paolo Del Debbio, allora responsabile dell'ufficio studi della nascente Forza Italia, mi chiese alcuni consigli. Poi venne l'esperienza con Marco Taradash e quella del gruppo dei professori attorno a lui tra cui Colletti e Pera. Una cosa posso dirla con franchezza: non sono mai stato tra quanti hanno atteso fuori Villa San Martino per avere un ruolo. Con Berlusconi c'è stato subito feeling. Ci siamo incrociati inizialmente ai tavoli dell'Aspen. Ricordo che una volta lui è entrato in sala mentre io avevo iniziato a parlare. C'è stato il solito trambusto e io sono stato costretto a fermarmi. Lui si è scusato e dopo la pausa io ho dovuto ricominciare il discorso ma questa volta mi era venuto meglio». All'ultima conferenza stampa prima della pausa estiva lei vicino a Tremonti vi siete scambiati una serie di complimenti. Pace fatta dopo tante stoccate a distanza? Che non vi amate è cosa nota. «Tremonti, al netto del Signor No, è il miglior ministro dell'economia europeo. Ha una caratura accademica internazionale anche se ha mille difetti». Quali? Senza sconti... «È un solipsista». E quale è il peggior difetto di Brunetta? «È un incazzoso, ma gli passa». E i pregi di Brunetta? «È buono e leale». Nessuna concorrenza tra Brunetta e Tremonti? «C'è molta complementarietà tra di noi. E poi in questa fase in cui sono stati decisi tagli importanti nella spesa pubblica, io sono stato il suo più grande alleato. I tagli infatti piombano sulla pubblica amministrazione. Se mi fossi messo di traverso, la Finanziaria non avrebbe avuto vita facile». Tremonti ha annunciato un piano per la casa ma non era stato lei a mettere a punto un progetto per l'edilizia popolare? «Sì, è vero: ho parlato di vendere gli alloggi popolari. Sarebbe opportuno liberare il milione di inquilini ex Iacp e farli diventare proprietari». Ma questa è una cosa di sinistra, o no? «L'ho detto che io sono un socialista, non dimenticatelo». Il governo sta vivendo un momento di grande feeling con la gente, c'è largo consenso. Quale è il fiore all'occhiello di questo inizio di legislatura? «C'è la percezione che la gente è con noi e questo accade in un momento difficile. Prodi ha preso in mano il Paese quando era in espansione e aveva un tesoretto da 35 miliardi e nonostante questi fattori vantaggiosi è riuscito a mettersi contro l'opinione pubblica. Noi invece abbiamo il Paese dalla nostra parte nonostante la crisi dell'economia e una Finanziaria con tagli». Quale è stato il miglior Berlusconi di questi mesi? «Il miglior Berlusconi è quello di Napoli. Non l'ho mai visto perplesso o scoraggiato. A Napoli ha messo in campo tutta la sua cultura del fare, la sua genialità nel trovare le soluzioni ai problemi e poi con i termovalorizzatori per Napoli si prospetta pure un business». Vuol dir che Napoli finirà pure col fare soldi con i termovalorizzatori? «Proprio così. Quando saranno stati smaltiti i rifiuti, l'intera Campania avrà una capacità di smaltimento eccedentaria rispetto al proprio fabbisogno e allora potrà venire incontro alle richieste dall'esterno». E gli appuntamenti d'autunno? «Il federalismo e la giustizia. Ma bisogna andare avanti anche con il percorso verso il nucleare. Basterebbero cinquanta centrali in Europa e cinque-sei in Italia e allora ci sarebbe un riequilibrio. Abbiamo visto in questi giorni che sono bastate quattro trivellazioni in più negli Stati Uniti ordinate da Bush e il petrolio è sceso». E mentre parla stringe la mano alla sua compagna Titti e di slancio: «Ora tutti a casa mia per un caffè». Impossibile arrivarci in auto. Una ventina di scale poi dietro un cancello si apre un piccolo giardino. Tanti fiori, una terrazza in parquet affacciata su un panorama mozzafiato. Da una parte il forno a legna. la piccola cucina stracolma di prodotti locali, dalle conserve ai salumi appesi al soffitto. «Stasera facciamo le pizze, siete tutti invitati». Ma chi cucina? «Ma io naturalmente. Mi piace, mi diverte. I miei piatti forti? Pasta e fagioli, fegato alla veneziana e poi il pesce. Qui ho anche la colatura di alici da mettere sulla pasta, una vera delizia. Certo, quando sono a Roma, non mi ci dedico, ma qui è un'altra cosa. È questo il mio angolo di paradiso». Come fare a non credergli.

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