L'economia italiana arranca, anzi peggio, arretra e si ...
Unica «consolazione» è quella di essere in buona compagnia, segni meno sono previsti infatti anche per le maggiori economie del Vecchio Continente. Intanto anche il superindice economico dell'Ocse mostra segnali di rallentamento: a giugno è a -0,6 e a -0,7 per l'Italia (inferiore di 4,5 punti su base annuale). Alcuni analisti, come ad esempio David Mckie (JPMorgan), danno per certa la recessione del Belpaese nel prossimo trimestre. Insomma il dato di oggi lascia intravedere una situazione decisamente peggiore di quanto ipotizzato dal Governo che, pur avendo contratto con il Dpef le stime per l'anno in corso, aveva previsto un timido +0,5% come target da centrare per fine anno. Il dato diffuso dall'Istat oggi fa ipotizzare invece una crescita inchiodata allo 0,1% stabile se la crescita fosse pari a zero anche se si rischia che scivoli verso il segno meno. Il dato diffuso oggi parla chiaro: se infatti sul primo trimestre la crescita è stata di -0,3% (rispetto a +0,5% del primo) anche il confronto annuo non lascia ben sperare. In questo caso infatti si registra lo zero dopo una variazione del primo trimestre che almeno aveva il segno più (+0,3%). Ricostruendo la storia di queste cifre e andando indietro nel calendario si scopre che la crescita sull'anno è la peggiore dal 2003 (nel terzo trimestre di quell'anno la crescita fu di -0,1%) e anche per trovare una crescita peggiore del dato sul trimestre bisogna andare indietro: all'ultimo trimestre 2007 quando si registrò un -0,4%. Il risultato congiunturale del Pil - spiegano i tecnici dell'Istat - è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell'industria, di una sostanziale stazionarietà dei servizi e di un aumento dell'agricoltura. Neppure a livello internazionale la situazione è migliore: nel secondo trimestre - ricorda l'Istat - il Pil è cresciuto in termini congiunturali dello 0,5% negli Stati Uniti e dello 0,2% nel Regno Unito. In termini tendenziali, il Pil è invece cresciuto dell'1,8% negli Stati Uniti e dell'1,6% nel Regno Unito. Ben di più quindi del Pil del Belpaese. Opposizione all'attacco dopo la diffusione degli ultimi dati Istat che dipingono un Paese a crescita zero, che rasenta la recessione. Pd, Italia dei Valori e Udc chiedono un cambio di passo immediato, a partire dalla Finanziaria d'autunno. «Di fronte ai dati sul Pil - attacca il ministro ombra dell'Economia del Pd, Pierluigi Bersani - consiglierei al governo di mettere fine alle autocelebrazioni e di dedicarsi un pò ai problemi di crescita del Paese» cambiando la finanziaria se non si vuole partire con il piede sbagliato nel 2009. L'esecutivo, però, sembra tutt'altro che intenzionato a fare modifiche. «La Finanziaria - puntualizza il Cavaliere - porterà in Parlamento solamente le tabelle dei numeri. Non ci saranno aperture a emendamenti, quindi entrerà in Parlamento e vi uscirà così com'è stata voluta e ragionata dal governo». Si tratta, ribadisce il premier, di un provvedimento «rivoluzionario» perchè «non è andata nella direzione di aumentare le spese, e quindi le tasse, mettendo le mani nelle tasche dei cittadini. Ricordiamoci la Finanziaria di Prodi: più di 80 tasse, con 36 miliardi di incremento». Berlusconi preferisce non commentare i dati dell'Istat e allarga le braccia: «purtroppo sono sotto gli occhi di tutti e alimentano anche cali dei consumi» con una crescita che «è impalpabile». Il centrodestra non ci sta a sentirsi accusare di aver causato il calo del Pil e controbatte indicando nei governi di centrosinistra una concausa della situazione negativa. Anche Confindustria si dichiara preoccupata per la situazione economia italiana e denuncia il rischio recessionepur intravedendo una leggera ripresa l'anno prossimo.