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Tremonti piace a tutti. E' pace anche con Letta

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Tremonti

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Al punto che forse lo stesso Tremonti dovrebbe cominciare a preoccuparsi. Preoccuparsi se persino Padoa Schioppa elogia il lavoro del suo successore, sebbene poi abbia smentito di aver rilasciato un'intervista. Preoccuparsi se persino l'odiato Vincenzo Visco sia arrivato a usare parole dolci nei suoi confronti. E anche l'acido Financial Times arriva a riconoscre i meriti del ministro dell'Economia. Ma come è stato possibile? Il merito principale di Tremonti è quello di aver di fatto anticipato la Finanziaria. Quella che verrà varata a settembre (ma solo per volere del Quirinale visto che sarebbe potuta essere approvata dal Consiglio dei ministri dell'altro ieri sera) sarà solo un riassunto con le tabelle. Ma i saldi resteranno immutati. Addio dunque al fine agosto di polemiche, all'increscioso botta e risposta sotto l'ombrellone dei ministri che vogliono più soldi. Addio alla questua di settembre. Ai riti inutili delle riunioni fiume dei sindacati, degli enti locali, di Confindustria, tutti a piangere che tutto quello che gli danno non basta mai e voglioni di più. Addio. Addio ai consigli dei ministri in cui c'è sempre qualcuno che minaccia le dimissioni ma ovviamente non si dimette. Addio. Con un blitz a metà giugno Tremonti ha portato in consiglio dei ministri una Finanziaria che vale tre anni. Confidava nel fatto che con i colleghi era ancora tutto rose e fiori e nessuno se l'è sentita di contraddirlo. Ma soprattutto nessuno aveva ancora nominato gli staff e dunque davvero in pochi c'hanno capito qualcosa di quelle tabelle. Chi poteva capirlo, come Renato Brunetta, ha acconsentito e ha collaborato. E anche questa è una novità. Nello scorso governo Berlusconi le liti tra i due erano all'ordine del giorno, ora vanno d'amore e d'accordo. La conferenza stampa di ieri a Palazzo Chigi sembrava la conferenza del presidente del Consiglio ma il premier titolare non c'era: c'era però il suo portavoce, Paolo Bonaiuti. Per ora Tremonti è un numero due. O forse il numero due. È il superministro di questo governo, forse l'unico. Finora ha dato la cifra all'esecutivo, visto che nella prima riunione ha chiuso tutto ciò che si sarebbe dovuto fare nei primi cento giorni: dall'abolizione dell'Ici alla detassazione degli straordinari. E finanche l'unico contraltare che aveva avuto, Gianni Letta, è corso in sala stampa, cosa che di solito gli costa un'infinità, per smentire qualunque dissidio: «Anche di fronte a qualche malignità scritta, io desidero dare atto a Tremonti e al governo di questo risultato molto importante». I due duettano al punto che quando arriva la domanda scomoda al ministro su Alitalia, interviene il sottosegretario alla presidenza: «Risponderà il 10 settembre in Parlamento». Forte del sostegno con la Lega, il titolare del dicastero di via XX settembre ormai ha un asse di ferro con il sindaco di Roma Gianni Alemanno, tanto che i due assieme vengono definiti la «coppia di fatto del Pdl». Diversi, distinti, sino al 2005 in perenne lotta. Ora parlano la stessa lingua. Complice la comune passione per la montagna, i due hanno inziato a frequentarsi. E le recenti svolte di Tremonti che vorrebbe più regole alla globalizzazione sono state accolte con soddisfazione nell'universo di destra. Certo, non solo il clima è diverso rispetto al 2001. È diversa la struttura stessa del governo. Nel secondo e nel terzo governo Berlusconi l'esecutivo aveva due contrappesi: Forza Italia e Lega da un lato, An e Udc dall'altro. C'era un vicepremier, come Fini che ad un certo punto pensò di appoggiarsi alla struttura tecnica di Palazzo Chigi: l'allora capo del dipartimento economico era Gianfranco Polillo che pure aveva iniziato la legislatura occupandosi della segreteria tecnica di Tremonti. E anche all'interno del Consiglio siedevano vari economisti esperti: da Antonio Marzano ad Antonio Martino. Sembra un secolo fa. Ora solo azzardare qualche critica nei confronti di via XX settembre suona come un'eresia. E anche gli attuali ministri non possono nulla, tutto è bloccato per i prossimi tre anni. Non sarà possibile intervenire sulla struttura della Finanziaria. Tremonti può veleggiare tranquillo nei mari d'agosto. E da settembre può rilanciare con le scelte sociali.

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