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PECHINO Le ultime parole prima di partire sono state quelle ...

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E il canoista di Lecco arrivato a Pechino per la quinta Olimpiade, si è calato a pieno nella parte. Fa la chioccia degli azzurri, li difende dagli attacchi esterni, cerca di appianare i veleni della vigilia, insomma li protegge e quando si parla di medaglie è il primo tifoso della squadra per la quale è stato eletto portabandiera. «È un onore, è un ruolo molto importante» ha detto il campione olimpico all'arrivo a Pechino, quando non è ancora scoppiata la polemica politica lanciata dal ministro Meloni che ha chiesto agli italiani di non sfilare per proteste. «Per me - aveva detto Rossi - è un grandissimo onore essere alla guida di una squadra forte che ha tantissimi atleti in grado di arrivare a medaglia». E proprio sul toto-podi, Rossi scommette sulla «sua» nazionale: «Sport Illustrated ci ha dato 27 medaglie, anche Petrucci parla di quel numero, per me il traguardo delle 32 medaglie di Atene è tutt'altro che un miraggio». Insomma l'Italia deve crederci, più che sognare: con il Bellantonio a fare da alfiere gli azzurri devono spingersi in alto. «È un ruolo che non mi fa paura, ma mi mette una gran voglia di partecipare a questa Olimpiade». E l'entusiasmo del 40enne Rossi è quello di un esordiente: «Provo solo una grande emozione e voglia di gareggiare, e anche incuriosito perché al villaggio ritrovo atleti che non vedo da anni». L'età, insieme al tricolore da tenere alto nella cerimonia di domani, sono le due novità con cui il campione si presenta a Pechino: «Beh, a parte che ho quattro anni in più rispetto ad Atene, gareggio per la prima volta nel K4 e farò il portabandiera per l'Italia direi che è tutto come le altre volte... - ha detto ridendo il signor Rossi della canoa - Quanto ai 40 anni, è segno che lo sport fa bene...». L'esperienza maturata da Barcellona ad oggi, unita alla nuova responsabilità di essere il punto di riferimento della spedizione azzurra, danno a Rossi un ruolo nuovo: da Roma a Pechino ha viaggiato fianco a fianco con Andrea Cassarà, il fiorettista chiamato a rimpiazzare il compagno di nazionale Andrea Baldini rimandato a casa per doping. «L'ho visto abbattuto - racconta Rossi - non credo nemmeno lontanamente all'idea del suo complotto. Lui viene qui da campione europeo e ha tutto il diritto di godersi questa Olimpiade: spero si possa integrare alla perfezione senza che si parli di complotto». Parole in difesa anche dell'escluso dell'ultima ora: «Baldini? Non credo si sia potuto dopare. Di controlli se ne fanno molti, a noi più volte da Coni, Wada e federazione. Italia e Francia sono tra i paesi più evoluti». La testa vola già a venerdì sera: sono attese 160.000 persone, miliardi in tutto il mondo vedranno il mondo sfilare. In tanti chiedono gesti anche simbolici per protestare contro la violazione dei diritti umani in Cina. «Gesti? Può essere - spiega Rossi - è stato giusto parlarne, ma ora ci sono le gare e sarà meglio parlare dei diritti umani quando torneremo in Italia». Lì potrà riabbracciare la sua famiglia, Lucia, i bimbi, Angelica e il più piccolo Yuri, tutti orgogliosi di Antonio. Che tra tre giorni sarà il papà di tutta l'Italia dello sport.

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