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Su quella bomba l'ombra di Carlos e dei palestinesi rossi

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I due terroristi dei Nar, rei confessi di tanti omicidi politici, hanno sempre rigettato questa accusa. Ma le stragi sono «nere» e fasciste» per assioma. Così nessuna altra pista che pure si è presentata in questi anni è stata presa seriamente in considerazione. In quell'estate del 1980 la parabola rosso sangue scritta dai brigatisti rossi e neri si incrocia con l'abbattimento del Dc9 dell'Itavia a Ustica e poi con l'esplosione alla stazione di Bologna. Due episodi ancora oggi pieni di ombre. E se per Ustica dagli archivi francesi sembrano emergere particolari utili a chiarire quella strage dove furono uccise 81 persone, per Bologna l'apertura di nuova inchiesta viene da più parti osteggiata come revisionismo storico. Una diversa verità arriva dalle dichiarazioni dello «Sciacallo», Ilich Ramirez Sanchez, noto come Carlos. Venezuelano di nascita e comunista per tradizione familiare, divenne il capo di una sorta di «Spectre» del terrore con legami con i movimenti palestinesi e i terroristi dell'Ira. Ma aveva contatti con i marxisti leninisti della «Raf» tedesca e con le Brigate Rosse. Soprattutto era legato ai servizi segreti del Patto di Varsavia. Tra le sue azioni l'assalto alla sede dell'Opec a Vienna nel 1975 con tre morti. Un attentato, nel 1982, contro il treno Tolosa-Parigi sul quale avrebbe dovuto trovarsi l'allora sindaco di Parigi, Jacques Chirac, cinque morti. Per questo episodio, catturato in Sudan, Carlos è all'ergastolo in Francia. E dalla cella parigina della Santè lascia trapelare nuove informazioni su gli episodi controversi di quegli anni. E sulla strage di Bologna sostiene che fu opera della Cia e del Mossad per una trappola a emissari libici e palestinesi. Ma c'è un'altra verità che trova conferma nei lavori della Commissione Mitrokhin. Un compagno del gruppo di Carlos risulta, per ammissione dello stesso terrorista, presente quel 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Il nome del compagno è quello di Thomas Kram, che fra l'1 e il 2 agosto 1980 aveva pernottato a Bologna all'Hotel Centrale, stanza 21, registrandosi dopo la mezzanotte con un documento (patente n. 20344) diverso da quello (carta d'identità n. G7008331) esibito il giorno prima alla frontiera di Chiasso. Kram ha un curriculum di tutto rispetto: faceva parte delle Brigate internazionali antimperialiste e girava per colpire i nemici di turno, Europa e Medio oriente dove aveva rapporti con il FPLP, la frazione marxista dei palestinesi. E qui c'è si innesta la pista alternativa a quella della strage fascista. A Bologna nel novembre 1979 era stato arrestato Abu Saleh esponente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Il suo arresto fu conseguente al fermo di tre militanti romani dell'Autonomia operaia, Daniele Pifano, Giorgio Baumgartner e Luciano Neri, mentre trasportavano da Chieti un lanciamissili destinato alle forze palestinesi. La bomba del 2 agosto come ha spiegato il presidente emerito Francesco Cossiga, poteva essere la vendetta dei palestinesi che si sentivano traditi dall'Italia per quell'arresto. Saleh ha cercato di smentire legami con Carlos. Ma Carlos più volte ha ripetuto che il Fronte palestinese era «la loro casa madre». Per chiarire questi contatti e le responsabilità sulla strage di Bologna è in corso un'apposita rogatoria diretta al Bundesgericthof di Karlsruhe, organo federale competente per il terrorismo, la cui collaborazione ha già consentito di acquisire elementi. L stessa cosa è in corso in Francia.La conferma è arrivata nei giorni scorsi con una nota firmata dall'aggiunto Silverio Piro della Procura di Bologna. Si conferma così che sono in corso indagini sulla strage di Bologna, finalizzate a valutare altre piste per chiarire le responsabilità dell'attentato terroristico del 2 agosto 1980.

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