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L'anniversario della strage di Bologna è occasione ogni ...

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I due si sono sempre proclamati innocenti, pur avendo ammesso altre gravi colpe in merito ad altri attentati neofascisti. Ogni anno autorevoli esponenti politici richiamano il governo in carica a far luce sulla strage ed a «togliere il segreto di Stato». Quasi un ritornello. In realtà il «segreto di Stato» non è mai stato posto e non ve n'è traccia negli atti dei processi. A chiarire l'equivoco sul «segreto» fu per primo, nel 2001, il ministro Franco Frattini. Alla Camera dei deputati era stata presentata una interrogazione parlamentare di tre deputati del gruppo dei Verdi, Mauro Bulgarelli, Paolo Cento e Marco Boato, con la quale si chiedeva «se il presidente del Consiglio e i ministri interpellati non reputino necessario mettere in atto, ognuno per la propria competenza, ogni iniziativa anche di carattere normativo, volta a promuovere e sostenere l'abrogazione del segreto di Stato nelle indagini sulle stragi e i delitti di terrorismo». Frattini, allora alla Funzione pubblica, rispose sciogliendo ogni dubbio: «Posso senz'altro dire che nel procedimento penale relativo alla strage di Bologna, in nessuna fase dell'indagine, è stato opposto il segreto di Stato; infatti, esiste già una norma processuale che stabilisce che non possono essere oggetto del segreto fatti, notizie e documenti concernenti reati diretti all'eversione dell'ordinamento costituzionale. Quindi, in realtà, spetta al giudice, nelle sue attribuzioni, definire la natura eversiva del reato per cui si procede secondo quanto stabilito dal codice di procedura. In sostanza, l'opposizione del segreto di Stato in base alle norme vigenti - mi riferisco in particolare all'articolo 204 del codice di procedura penale - è già esclusa in tutti i processi in materia di stragi, delitti di terrorismo e di eversione dell'ordine costituzionale, e quindi anche in quello relativo alla strage di Bologna». Frattini aggiunse: «Se atti segreti sono stati rinvenuti, si tratta certamente di segretazioni dovute ad interventi della magistratura e non dei governi che dal 1980 in poi si sono succeduti». Sul segreto di Stato anche Cossiga ha più volte sostenuto che non è mai esistito, semmai, come ha sostenuto nel corso di alcune interviste, sarebbe necessario conoscere con maggiore precisione il «lodo Moro». «Lo dico perchè di terrorismo me ne intendo. La strage di Bologna - ha sostenuto il senatore a vita - è un incidente accaduto agli amici della resistenza palestinese che, autorizzata dal lodo Moro a fare in Italia quel che voleva purchè non contro il nostro Paese, si fecero saltare colpevolmente una o due valigie di esplosivo. Quanto agli innocenti condannati, in Italia i magistrati, salvo qualcuno, non sono mai stati eroi. E nella rossa Bologna la strage doveva essere fascista. In un primo tempo, gli imputati vennero assolti. Seguirono le manifestazioni politiche, e le sentenze politiche». Il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, Paolo Bolognesi ieri ha incalzato Cossiga: «Anzichè accreditare nuove piste sulla strage di Bologna, Cossiga farebbe bene a pensare ai suoi rapporti con la P2». «Le piste che si sono viste fino ad ora non hanno nessuna validità. La pista palestinese si era sviluppata anche nell' 81», ha commentato Bolognesi. «Cossiga farebbe bene a pensare ai suoi rapporti con la Loggia massonica P2 e non parlare di palestinesi per difendere Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini». La replica di Cossiga non si è fatta attendere. «Bolognesi si può permettere tutto, in quanto colpito da atroce dolore. Lo interesserà sapere, a proposito del suo accenno alla P2, che l'altro giorno mi ha telefonato il commendator Gelli per farmi gli auguri per il mio ottantesimo compleanno, e abbiamo ricordato insieme un grande patriota ed eroe, il generale Carlo Alberto Della Chiesa, piduista della prima ora».

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