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Mentre i presidenti delle Camere provano a riallacciare il ...

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Dopo il pranzo tra Fini e D'Alema, ieri è stato il presidente del Senato Renato Schifani ad invitare intorno ad un tavolo Veltroni e il capogruppo democratico a Palazzo Madama Anna Finocchiaro. Un incontro evidentemente apprezzato (come il precedente) dal Capo dello Stato e al quale l'entourage del presidente lavorava da dieci giorni, si fa sapere al Senato. Un modo, forse, per bloccare sul nascere voci maliziose che interpretavano il pranzo come una risposta al cosiddetto «patto della spigola» tra Gianfranco Fini e Massimo D'Alema. Ma le buone intenzioni di Schifani sono state raggelate già in mattinata dalle parole del presidente del Consiglio. «Il confronto sarebbe auspicabile - ammette il Cavaliere - ma non vedo segnali che mi lascino sperare visto che l'opposizione, dopo tante parole sul dialogo, ha tenuto comportamenti ostruzionistici». Il premier ribadisce anche da Napoli che terrà fede «agli impegni con gli elettori a fare le riforme», ma che, in assenza di lealtà dall'opposizione, «si va avanti anche da soli». E a chi lo descrive seccato dall'incontro tra Fini e D'Alema Berlusconi replica: «A parlarsi si fa sempre bene». In fondo, spiegano i più stretti collaboratori del premier, a cominciare dal sottosegretario Paolo Bonaiuti, la colpa del mancato confronto è di Veltroni che «ci ha lasciato a metà strada per inseguire Di Pietro». Una versione che il leader del Pd, che a breve vedrà anche Fini, non accetta. «Noi siamo pronti a fare la nostra parte - afferma Veltroni - e convinti che in Parlamento, e non fuori, si debbano cercare le convergenze. Vedremo ad ottobre, ma certo Berlusconi non aiuta a realizzare quelle riforme di cui il Paese ha bisogno tanto più in una situazione di crisi economica». Nel frattempo, però, è dentro la maggioranza che si registra una situazione di stallo su una delle riforme ritenuta necessaria: quella che riguarda la legge elettorale per le Europee. Il ministro per la Semplificazione legislativa Roberto Calderoli ha messo a punto una proposta, ma il Consiglio dei ministri non l'ha approvata. Per «l'approvazione bisognerà attendere il Cdm del 28 agosto» spiega Berlusconi, ma i nodi da sciogliere sono ancora molti. A cominciare dalla questione delle preferenze.

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