Finanziaria veloce, Napolitano «rallenta» Tremonti
Doveva essere perché, alla fine, ci ha pensato il Quirinale a frenare l'entusiasmo del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Già in mattinata, in realtà, i quotidiano avevano pubblicato indiscrezioni sull'intenzione del Capo dello Stato di bloccare una legge finanziaria «troppo veloce». Indiscrezioni che hanno costretto il Colle a diramare una nota ufficiale in cui si fa presente che «la presidenza della Repubblica ha già acconsentito all'emanazione di un decreto-legge che anticipa larga parte della manovra annuale e pluriennale di finanza pubblica». Quanto poi «all'ipotesi di un completamento della manovra attraverso la presentazione anticipata del disegno di legge finanziaria limitato alla definizione dei saldi ed alle tabelle, gli uffici del Quirinale - sottolinea la nota - hanno fatto presente che l'attuale sistema di contabilità generale richiede che la finanziaria sia presentata contestualmente al progetto di bilancio a legislazione vigente». «Non si tratta - si fa presente - del rispetto di inutili formalismi, poiché la finanziaria, anche se limitata all'indicazione dei saldi ed alle tabelle, serve comunque a modificare la legislazione vigente». Insomma, per il Quirinale non ci possono essere scorciatoie. Così come previsto, entro il 30 settembre, il governo dovrà presentare il pacchetto completo. Tanto che, poco dopo, il premier si affretta a spiegare che martedì prossimo, subito dopo l'approvazione del decreto da parte della Camera, ci sarà un Consiglio dei ministri «per discutere la Finanziaria che presenteremo a settembre». In ogni caso Berlusconi ci tiene a sottolineare che con Napolitano i rapporti sono cordialissimi. E non è una sottolineatura formale visto che, nel giorno in cui il Capo dello Stato «stoppa» Tremonti, si registra un botta e risposta tra il Cavaliere e Veltroni su un altro tema caro al Quirinale: il dialogo. «Non vedo segnali che facciano sperare» sottolinea Berlusconi lasciando intendere di essere pronto ad andare avanti da solo. Immediata la replica del leader del Pd: «Noi ci siamo, ma le sue parole non aiutano». Passa qualche ora e il premier torna sull'argomento: «Noi siamo persone disponibili al dialogo. Bisogna però che ci sia rispetto nei confronti degli altri e una lealtà di comportamento, due cose che nell'altra parte non vedo».