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Civitavecchia, vince l'Italia del sì

Civitavecchia

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L'azienda di Fulvio Conti proclama: è la più avanzata al mondo. Eppure è stata avversata. Sei lunghi anni di battaglie politiche, giudiziarie, elettorali, sociali. Blocchi stradali, scioperi, una città spaccata. Ma ora è un ricordo. La riconversione rispetto al vecchio impianto è completata e ieri è stato dato il via al nuovo impianto da 1980 mw. I numeri parlano da soli: le emissioni di ossido di azoto saranno ridotte del 61%, quelle delle polveri e di anidride solforosa dell'88% e del 18% quelle di anidride carbonica. Darà la metà del fabbisogno laziale di energia e il 4% di quello nazionale. Non c'è Silvio Berlusconi che all'ultimo momento (era pronto anche l'elicottero) rinuncia a venire, c'è per lui Gianni Letta. C'è Fulvio Conti, l'amministratore delegato di Enel, che dà il via con un discorso di alto profilo con un passaggio commuovente in cui ricorda anche le due cittime sul lavoro, Cozzolino e Ciffoy, la platea applaude. Conti, tuttavia, può annunciare «l'avvio di una nuova stagione energetica per l'Italia». E già intravede i prossimi passi: «Siamo pronti ad aprire il cantiere della centrale a carbone pulito di Porto Tolle e a costruire il rigassificatore di Porto Empedocle». L'ad dell'azienda energetica non nasconde le polemiche: «Abbiamo faticato molto, non voglio nasconderlo». Lo sa anche il presidente della Regione Marrazzo che assicura: «Ora si passa dalla carta ai fatti. La Regione Lazio attraverso l'Arpa e il Tavolo della salute difenderà il diritto all'ambiente e soprattutto il diritto alla salute». Ora però si guarda avanti, come sottolina il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola: «Oggi si inaugura un nuovo percorso. Con il grande investimento di Enel, con le alte tecnologie, con la capacità di discutere con il territorio, con le professionalità e con la perdita di qualche vita umana si è riusciti a realizzare la centrale più all'avanguardia d'Europa». E rilancia: «C'è bisogno di una politica energetica in un Paese come l'Italia che non l'ha mai avuta - aggiunge il titolare del dicastero di via Veneto -. Una politica energetica basata al 50% sui combustibili fossili, al 25% sulle energie rinnovabili e al restante 25% sul nucleare. Torrevaldaliga Nord è una tappa importante per la differenziazione energetica di un Paese che per troppo è andato avanti con un'unica fonte, la più comoda: il gas e l'olio combustibile».

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