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Partecipazione, riparte la battaglia

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Una battaglia che poi nel '99 venne sottoscritta anche da Gianfranco Fini che compare come secondo cofirmatario del testo. Ora si riparte. Perché alla Camera e al Senato la proposta è stata ripresentata da due parlamentari molto vicini al sindaco di Roma, Barbara Saltamartini e Maurizio Castro. Quest'ultimo è stato direttore del personale alla Electrolux, l'azienda del gruppo Zanussi dove il 10 dicembre '93 venne firmato il primo accordo sul modello partecipativo. Insomma, non è la solita iniziativa. Anche perché s'innesta in un quadro politico nuovo. Tremonti apre ai sindacati e parla di scelte condivise, Alemanno ha ormai un asse consolidato con il ministro dell'Economia e il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha addirittura, appena venti giorni fa, chiesto all'Ue di sostenere la partecipazione dei lavoratori, anche se limitate agli utili. A Montecitorio la proposta Saltamartini ha già ottenuto 52 firme tra cui anche quella del vicecapogruppo Italo Bocchino. Il testo spinge per «favorire la complicità tra lavoro e capitale per aprire una stagione di modernizzazione, competere con più efficacia nel mercato globale e rafforzare il senso di una "comunità di destino" tra i soggetti che operano all'interno dell'impresa». Per la deputata «oggi al lavoratore si richiede non più soltanto lo svolgimento di funzioni meramente esecutive ma anche l'implementazione di linee progettuali riguardanti la definizione dei processi aziendali». Come funziona il modello partecipativo? La proposta presentata alla Camera delega il governo ad adottare «uno o più decreti legislativi» finalizzati ad individuare i requisiti minimi affinché le imprese, «o per effetto di un accordo sindacale» o «mediante proposta aziendale» possano adottare uno «statuto partecipativo». I requisiti sono legati a «organismi congiunti» di rappresentanti dell'impresa e dei lavoratori e «dotati di congrui poteri di impulso, indirizzo, sorveglianza e monitoraggio ovvero di deliberazione nelle materie inerenti l'organizzazione del lavoro, le pari opportunità, la formazione professionale, la sicurezza, la salute e la salubrità degli ambienti di lavoro, la remunerazione per obiettivi», nonché nella istituzione di «procedure formali, vincolanti e garantite di informazione e consultazione preventiva» dei rappresentanti dei lavoratori «alle decisioni più rilevanti dell'impresa». Inoltre vengono indicati «la distribuzione ai lavoratori dipendenti di una quota del profitto d'impresa eccedente una soglia minima» ovvero il trasferimento «di una quota del reddito di impresa mediante l'assegnazione di azioni». «La nostra proposta - afferma Saltamartini - muove dalla convinzione che la partecipazione dei lavoratori possa oggi costituire un orizzonte strategico di grande attualità, capace di costituire lo sfondo culturale più appropriato per favorire il perseguimento di una via "alta" alla competizione internazionale delle imprese». Nella relazione di presentazione si ricorda la prima raccomandazione del consiglio europeo del 27 luglio 1992 «concernente la promozione della partecipazione dei lavoratori subordinati ai profitti e ai risultati d'impresa», la carta dei diritti fondamentali dell'Ue sino al paragrafo 95 della Mater et Magistra di Papa Giovanni XXIII del 1961 nel quale si riteneva «che sia legittima nei lavoratori l'aspirazione a partecipare attivamente alla vita delle imprese, nelle quali sono inseriti e operano».

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