Faccia a faccia Fini-D'Alema: "Sulla giustizia si può dialogare"
Talmente riservato che addirittura Walter Veltroni lo ha saputo dalle agenzie. Gianfranco Fini e Massimo D'Alema si incontrano alla Camera per un pranzo che s'affrettano a far sapere essere stato fissato da tempo. E certamente una tappa fondamentale l'ha segnata il 10 luglio, il giorno in cui Masimo D'Alema un po' a sorpresa prese la parola in aula sul lodo Alfano (e subito dopo gli replicò Mario Landolfi, molto vicino all'attuale presidente della Camera). E, dietro una cortina fumogena di attacchi a Silvio Berlusconi, fece arrivare segnali chiari di disponibilità a dialogo tanto da invitare il premier a «lasciare che il Parlamento affronti con equilibrio e con strumenti idonei le questioni di fondo». Ovvero il rapporto politica-giustizia. Un rapporto che per Fini «la sinistra non può più negare che sia una questione aperta». La questione aperta è una continua invasione di campo che ha di fatto inquinato lo stesso terreno di confronto. Per questo l'invito che arriva dal capo della destra è di tenere distinto «il piano dell'opposizione del Pd alle leggi» da quello più complesso del «necessario dialogo istituzionale». Tra Fini e D'alema si registra però un accordo importante: entrambi spingono per riproporre le preferenze già alle prossime europee, una sola per scheda. D'Alema e Fini sembrano d'accordo ad aprire una nuova partita. Per esempio il leader di An vuole che le riforme si facciano ma prevalentemente per iniziativa parlamentare. Il governo, se vuole, intervenga su singoli settori, come il federalismo fiscale, ma il quadro d'insieme deve partire dalle Aule. E D'Alema è d'accordo tanto che chiede a Fini di mettere assieme gli sforzi delle rispettive fondazioni, Italianieuropei e Fare futuro, per preparare un seminario a ottobre in una località del Nord. Ma i due leader vogliono soprattutto il federalismo «solidale» per le Regioni in difficoltà. D'altro canto proprio Fini due giorni fa, alla cerimonia del Ventaglio, aveva parlato della necessità di riprendere il cammino delle riforme. E D'Alema, all'uscita, si lascia andare a un commento stringato ma chiaro: «C'è la comune volontà, mia e di Fini, di cercare una via, senza pretese di fare bicamerali, ma affrontando i temi uno ad uno, per passare dalle dichiarazioni di volontà ai fatti». Una frase che non dispiace agli ambienti finiani. Ma irrita ancora di più il mondo che ruota attorno a Walter Veltroni. Tanto che non appena si diffonde la notizia dell'incontro, Dario Franceschini, il vicesegretario del Pd, si lascia andare a un commento acido: «Spero abbiano mangiato bene».