Alitalia, restano a terra in 5 mila

 La struttura dell'operazione è chiara. Il nodo da sciogliere è la strada da seguire, al bivio tra commissariamento e continuità aziendale. Solo dopo verrà aperto il confronto con i sindacati in allarme per i «4-5mila esuberi» che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha preannunciato ad una cena con i senatori del Pdl, secondo quanto riferito da alcuni presenti, lasciando intendere che non ci saranno larghi margini di trattativa: quello che verrà disegnata per Alitalia «è l'unica operazione che si può fare», è «meglio del fallimento» con 20 mila licenziamenti, il governo non si fermerà di fronte a qualche manifestazione, meglio quindi «non mettere il bastone tra le ruote, altrimenti salta tutto». E i sindacati replicano. «Stanchi di leggere e inseguire indiscrezioni che alimentano nervosismo e tensioni», Filt-Cgil, UilTrasporti, Fit-Cisl, Ugl e Sdl, chiedono al governo che ora «si esprima con assoluta chiarezza». E aggiungono: «Lo stesso Berlusconi che parla genericamente di sacrifici solo due mesi fa ha determinato il fallimento della trattativa con AirFrance ritenendo inaccettabili i sacrifici richiesti dal piano francese condividendo alcune obiezioni sindacali». Anche per il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, «il rincorrersi di voci incontrollate sul destino di Alitalia, che in queste ultime ore evocano un grande numero di esuberi e il commissariamento, destano preoccupazione ed allarmè. Il piano di Intesa Sanpaolo non è ancora arrivato sul tavolo del cda di Alitalia, che si è riunito ieri: l'intervento dell'advisor, a quanto si è appreso, non era stato previsto dalla compagnia all'ordine del giorno della riunione. Potrebbe esserci una nuova convocazione molto presto, probabilmente prima del consiglio dedicato all'approvazione dei conti del secondo trimestre, l'8 agosto. Si va avanti sul filo del rischio fallimento. Ed il ricorso al commissariamento previsto dalla Legge Marzano, la procedura per il salvataggio delle grandi aziende in crisi, potrebbe essere presto imposto dalla difficoltà di mantenere in piedi il delicato equilibrio dei conti, prima ancora quindi di una scelta strategica sugli strumenti per attuare il piano di salvataggio. È una strada che per quanto finalizzata al rilancio evoca il rischio fallimento, e non piace al Presidente del Consiglio che preferirebbe una soluzione che mantenga la continuità aziendale. Mentre sarebbe diversa la posizione del Tesoro, che ha in mano le azioni di Alitalia da cedere a nuovi soci di controllo. Intanto Palazzo Chigi ha smentito nettamente, ancora una volta, le voci su un possibile commissariamento a breve innescate dalle indiscrezioni sulla possibilità che il 29 agosto il consiglio dei ministri possa esaminare un decreto per adattare la Marzano alle esigenze del dossier Alitalia. È una ipotesi, quella di un restyling della Marzano, che è ancora sul tavolo. L'alternativa, secondo ambienti di governo, potrebbe essere un decreto ad hoc per la gestione degli esuberi, che sarebbero poco sotto i 4mila. La struttura del piano «Fenice» ipotizzerebbe la creazione di una «nuova Alitalia» con una cordata di imprenditori italiani che investirebbero un miliardo, il sostegno delle banche, l'integrazione delle attività operative di Alitalia con quelle di Air One. Resterà fuori solo una «bad company» con i debiti.