Berlusconi non andrà a Pechino

Probabilmente sulla scelta ha influito un po' di stanchezza accumulata in queste ultime settimane e il fatto che comunque andrà a Pechino a ottobre per impegni istituzionali. «Mi hanno detto — ha detto Berlusconi conversando con i giornalisti a margine di un incontro organizzato con i senatori del Pdl — che in Cina fa caldissimo, più di 50 gradi e che c'è molta umidità. Io non andrò, ma sarò rappresentatissimo dal ministro degli Esteri». Insieme a Frattini dovrebbe esserci il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport, Rocco Crimi. Proprio Frattini ieri sera ha spiegato che sarà a Pechino «perché l'Italia non potrà non essere vicina agli altri leader europei». Il ministro qualche giorno fa aveva detto di non volere compromettere i suoi «diritti umani di ministro», lavorando ad agosto. Ieri è sembrato meno ottimista: «Un giornetto o due i miei diritti umani saranno pregiudicati, temo». In tutto il mondo è forte il movimento di opinione pubblica che chiede ai Capi di stato di boicottare la cerimonia di apertura delle Olimpiadi per protestare contro la repressione dei monaci in Tibet fatta dal governo cinese e più in generale per la violazione dei diritti umani di Pechino. E fra coloro che con più forza avevano chiesto a Berlusconi di «disertare» c'è anche il ministro della gioventù Giorgia Meloni. Il presidente del consiglio aveva invece sempre ribadito la sua intenzione di esserci, anche perché sia Bush sia gli altri capi di stato europei non avevano aderito alla richiesta di boicottaggio. A Tokio, durante il G8, aveva confermato la sua decisione spiegando che «bisogna uniformarsi con le decisioni prese da tutti», parlandone con il presidente francese Nicholas Sarkozy e con il presidente della commissione europea Manuel Barroso. Poi aveva ribadito: «Le Olimpiadi sono nate per affratellare i popoli e si tratta di un'occasione da non perdere». La stessa motivazione aveva usato la Ue per respingere la richiesta di boicottaggio: «Sin dai tempi antichi le Olimpiadi sono state uno strumento per il dialogo interculturale, la solidarietà, l'uguaglianza, il rispetto, la pace e l'amicizia». Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha invece assicurato ieri che porterà a Pechino «un messaggio di libertà».