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Giorgia Meloni: "Vado in moto, niente auto blu"

Giorgia Meloni

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Nella sua stanza, al quarto piano di un palazzo con un affaccio spettacolare sulla Galleria colonna, è immersa nel suo lavoro, tra un Consiglio dei ministri appena terminato, l'organizzazione di Atreju (la festa settembrina di Azione Giovani), telefonate, appuntamenti, riunioni. Tailleur blu, camicia azzurra, dello stesso tono dei suoi occhi, Giorgia Meloni, ministro da ormai due mesi, prova a rimanere fedele alla sua vita di sempre, al suo motorino, alla sua voglia «di essere una persona normale». Sbirciando nei rotocalchi di cronaca rosa, sembra che questo, però, non sia più possibile? «È vero e questo mi fa molto soffrire. Non si può vivere con l'incubo dei paparazzi. Siamo arrivati al punto in cui, qualsiasi cosa si faccia, ci si ritrova fotografi ovunque, nascosti da qualche parte, magari su uno scoglio o dietro un cespuglio. Per me tutto questo è davvero triste». Beh, ma non se l'aspettava con la sua nomina? «Non così. È davvero una brutta sensazione, perché capisci di far parte di un sistema in cui si è costretti a non poter essere più una persona normale, con le tue abitudini di sempre. Come si fa a capire i problemi reali dei cittadini e a confrontarsi con loro?». Quindi ora smetterà di andare in motorino e userà la macchina blu? «No, assolutamente. Continuerò a girare in motorino, lo faccio da una vita. Vorrà dire che troveremo milioni di mie fotografie ovunque... Pazienza, prima o poi si stancheranno». E continuerà ad andare allo stadio a vedere la sua amata Roma? «E certo. Mica sono diventata laziale». Più volte ha detto che mai si sarebbe immaginata di fare il ministro e poi così giovane «È vero, non me lo sarei mai aspettato. Certo, ho cominciato a fare politica giovanissima, avevo 15 anni, e non ne sono più uscita. Ma questo non perché abbia mai pensato che la politica potesse essere il mio mestiere: la considero ancora solo un pezzo della mia vita». Ha già presentato il suo planning di lavoro? «Sì e prevede, sostanzialmente, quattro obiettivi: la rivoluzione del merito; il diritto al futuro, affrontando la questione precarietà a 360°; la valorizzazione della meglio gioventù; il protagonismo generazionale». Qualche giorno fa è morta una ragazza per aver preso una pillola di ecstasy in discoteca. E questo è un fenomeno sempre più dilagante. «Davanti ad una tragedia come questa bisogna fermarsi e riflettere. Soprattutto, perché, quello delle droghe tra i giovani, è ormai un problema culturale, nel senso che si innesca con una debolezza culturale di questa generazione. I giovani sono bombardati da messaggi sbagliati, del tipo "fai così e sei più figo". In più, spesso, non hanno punti di riferimento, vivono situazioni di disagio, non si sentono all'altezza. Così si pensa che prendere una pillola, aiuti a superare tutti questi limiti e ti faccia diventare più "figo". Ed invece proprio il contrario, se la prendi sei uno "sfigato"». Passiamo a cose più frivole. Che farà nella sua prima estate da ministro? «Non so ancora se riuscirò ad andare in vacanza perché ho tante cose da fare. Spero però di riposare e di leggere tanto». A proposito di libri, ha un libro da suggerire ai ragazzi? «Beh, sicuramente un bel romanzo, l'estate è il periodo ideale. Penso, "L'ombra dello scorpione" di Stephen King: un libro molto divertente, con una bella metafora della lotta del bene contro il male». A Silvio Berlusconi, che libro regalerebbe per le sue vacanze? (Sorride). «Gli regalerei l'ultimo libro del Dalai Lama. Così, magari, si convince a non andare all'inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino». Ne regala anche uno a Veltroni? «Certo. Sicuramente l'ultimo di Giulio Tremonti». Perché? «Perché gli serve un buon manuale di economia, visto che gli mancano le basi, tanto da non rendersi conto del "buco" che ha lasciato a Roma». Un libro anche per il sindaco di Roma. (Pausa di riflessione). «Un bel libro d'amore, in modo da solleticarlo un po' sul suo lato emotivo più di quello razionale. Mi viene in mente "Il Dio del fiume" di Wilbur Smith». Come le sembra Silvio Berlusconi, che molti definiscono in «nuova versione»? «Trovarsi alla terza esperienza di governo, con un prestigio internazionale maturato nel tempo, con le grandi aspettative dei cittadini e il grande consenso ricevuto, tutto questo sicuramente lo porta ad essere ancora più determinato nel fare, che poi è quello che vuole la gente». Ministro facciamo il gioco della torre. Sabina Guzzanti o Marco Travaglio? «La Guzzanti. Io e Marco Travaglio siamo amici». Walter Veltroni o Francesco Rutelli? «Alla fine butterei Rutelli. Non ci sono motivi particolari, solo per una questione di simpatia». Luxuria o Santanchè? (Sospiro ironico). «Non saprei. Ho letto che Luxuria andrà all'isola dei famosi. Mi sembra che entrambe siano vittime di un'eccessiva voglia di apparire». Quindi dice no alla Santanchè nel Pdl? «Era abbastanza prevedibile che avrebbe cercato di rientrare».

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