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«Aboliamo le province». Avanti con altre tre

Provincia

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La prima: «Istituzione della provincia di Monza e della Brianza». La seconda: «Istituzione della provincia di Barletta-Andria-Trani». La terza legge: «Istituzione della provincia di Fermo». E decreta che la procedura per la costituzione di queste province, che in realtà doveva già essere conclusa, può essere portata a termine entro il 30 giugno del 2009. Insomma, ossigeno alla formazione di tre nuovi enti territoriali. Leggendo nel dettaglio ciò che proroga il testo, nel caso dell'istituzione della provincia di Monza e della Brianza, la legge ordina alla Provincia di Milano (città a 18 chilometri da Monza, 44 minuti in macchina) di procedere alla «ricognizione della propria dotazione organica di personale e delibera lo stato di consistenza del proprio patrimonio ai fini delle conseguenti ripartizioni». Stessa operazione devono fare le province di Bari e Foggia per dare effettivamente vita alla provincia di Barletta-Andria-Trani. Lo stesso vale per la provincia di Ascoli Piceno, stavolta per istituire la provincia di Fermo. Un iter che secondo le tre leggi che regolano la nascita delle tre province è da effettuare «non prima del termine di tre anni e non oltre il termine di quattro anni dalla data di entrata in vigore della legge». La data, appunto, segna 11 giugno 2004 in tutti e tre i casi. Ciò vorrebbe dire che i termini sono scaduti. Così il milleproroghe del governo ha spostato la data di «fine lavori» di un anno, al 30 giugno prossimo. Nei mesi scorsi, più volte, alcuni autorevoli esponenti del centrodestra avevano dichiarato di essere favorevoli al «taglio» delle province, per abbattere i costi della politica. Le ragioni di questa scelta, poi ammorbidita dalla promessa di eliminare solamente alcuni degli enti territoriali, erano state sostenute anche dallo stesso presidente del Consiglio. Il 4 marzo scorso trovò proprio in questa strategia un primo punto d'intesa con il leader del Partito democratico, Walter Veltroni: «Visto che l'abolizione delle province è anche nel programma del Pd - auspicò il premier - su questo potremmo collaborare, allo scopo di abolire le principali province dove esistono aree metropolitane». Lo stesso segretario Democratico nel suo decalogo dei tagli ai costi della politica, inseriva l'eliminazione degli enti, dove vengono istituite le città metropolitane. Berlusocni tornò sul tema il dieci aprile: «Aboliremo le province - disse Silvio Berlusconi in piena campagna elettorale -. Così si risparmiano dieci-tredici miliardi di euro». Passati sedici giorni, l'allora candidato alla guida del Paese sottolineò: ridisegnare l'architettura istituzionale dell'Italia «è un lavoro che dovremo fare in modo bipartisan, con l'obiettivo di sfoltire la casta delle persone che vivono di politica, di ridurre della metà il numero di deputati e senatori in Parlamento, di consiglieri regionali e comunali, di abolire le province e le comunità montane», disse il premier. Ora il testo milleproroghe, già liquidato dai senatori a Palazzo Madama, è in discussione alla Camera in attesa del voto finale.

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