Il premier: «Faccio politica di sinistra»
Lo fa attraverso il Libro Verde sul futuro del modello sociale «La vita buona nella società attiva», elaborato dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi e presentato ieri in Consiglio dei ministri. In 24 pagine si tracciano i «pilastri» di riferimento per un nuovo Welfare. Ma si tratta in realtà di una sorta di canovaccio dal momento che il Libro Verde, precisa lo stesso Sacconi, è un «documento aperto»: per tre mesi sarà infatti avviata una consultazione pubblica e tutti, referenti istituzionali ma anche semplici cittadini, potranno dare il proprio contributo. Al termine verrà messo a punto un ufficiale Libro Bianco, sulla cui base il governo formulerà le proposte in materia di lavoro, salute e politiche sociali per l'intera Legislatura. Un grande progetto sul quale Sacconi spera di guadagnare la condivisione dell'opposizione. Si parte con il riproporre la «centralità della persona», della famiglia e del lavoro. Con un occhio sempre puntato alle fasce più deboli, e la conferma arriva dallo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: «La nostra volontà — ha detto — è attuare un'economia sociale di mercato. Uno Stato non può definirsi moderno e democratico se lascia una parte dei suoi cittadini nell'emarginazione». Stop disfunzioni, da spesa sanità a sussidi paternalistci. Vanno sanate le disfunzioni presenti nell'attuale modello sociale. A partire, ad esempio, dalla spesa sanitaria: Al 2050, «in assenza di politiche correttive e di riequilibrio», si ipotizza infatti che tale spesa «possa più che raddoppiare». Da qui la necessità, appunto, di nuovi modelli sociali di riferimento: «Il sistema di Welfare — si legge nel Libro Verde — non deve essere smantellato. E la spesa sociale non va tagliata. Essa va governata e riorientata». Lotta a povertà, servizi per infanzia e anziani. Lotta alle forme di «povertà assoluta» e più servizi per l'infanzia. Per gli anziani, più continuità assistenziale territorio-ospedale. Più contribuenti e alzare età pensione. Allargare «drasticamente la base dei contribuenti per realizzare un modello sociale sostenibile» e valutare la «necessità di promuovere un ulteriore innalzamento dell'età di pensione una volta completata la fase di elevazione della età minima di 62 anni». Basta contrapposizione pubblico-privato. «È finito il tempo della contrapposizione, tutta ideologica, tra Stato e mercato, ovvero tra pubblico e privato».