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La Manovra inciampa in tre errori

Tremonti

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E mentre l'opposizione continua a criticare la manovra perché sarebbe «depressiva» per l'economia, fuori dai Palazzi continua la proteste delle categorie toccate dai tagli, mentre Assopetroli minaccia una serrata a ottobre per la Robin Tax. Nell'aula della Camera il decreto è stato approvato con 305 sì contro 265 no. La maggioranza ha difeso il provvedimento che, ha detto Fabrizio Cicchitto, conduce il Paese verso un «obiettivo storico» e cioè «il pareggio di bilancio nel 2011». Un obiettivo, ha sottolineato il capogruppo del Pdl, su cui l'opposizione dovrebbe convergere anzichè «cavalcare» le proteste ai tagli. Antonio Di Pietro le ha cavalcate e ha accusato il governo di volere «rottamare e condurre nei forni crematori» i precari, il che ha suscitato l'ira della maggioranza per il paragone indiretto con la Shoah. Quanto al Pd, con il capogruppo Antonello Soro, ha definito la manovra «depressiva» perché non interviene sul potere d'acquisto di salari e pensioni, e compie dei tagli «indiscriminati» a settori essenziali quali scuola, sanità e sicurezza. Anche Gianluca Galletti dell'Udc ha accusato il ministro Giulio Tremonti di non saper distinguere «tra spesa produttiva e spesa improduttiva» da tagliare. «Non c'è nulla di anticiclico in questa manovra» ha attaccato Walter Veltroni: «Questo governo non è in grado di fare una profonda riforma, perchè è figlio di un tempo finito». Ma a provocare dispiaceri al governo non sono stati i numeri dell'aula della Camera, bensì i propri errori. Ieri, prima del voto, ci si è accorti di tre errori che avrebbero richiesto un ritocco del testo: un errato riferimento al comma che esclude Radio Radicale dai tagli all'editoria; l'assenza di sanzioni per gli infortuni sul lavoro; un errore sul piano casa. E poi c'era da apportare un ritocco all'articolo che attribuisce ai ministri la possibilità di spostare i fondi da una posta di bilancio all'altra. Errore che anche il Quirinale aveva segnalato. Stamattina il decreto inizierà la sua corsa in Senato (a disposizione ci sono 8 giorni contro i normali 45 della finanziaria).

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