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Scalfaro: "I magistrati imparino a stare zitti"

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L'anticomunista Oscar Luigi Scalfaro, l'amico fraterno di Scelba, l'uomo che non voleva l'ingresso dei socialisti (considerati il Cavallo di Troia dei comunisti) al governo, sale sul palco della Festa dell'Unità a Caracalla. Con lui ci sono la giornalista Miriam Mafai e il deputato del Pd Giovanna Melandri. Si parla dell'insulto di Bossi all'inno nazionale e dello scontro fra toghe e politica. Prima che l'intervista a tre, condotta da Guido Dell'Aquila, cominci, l'altoparlante annuncia che, in seguito agli attacchi leghisti, «da stasera ogni dibattito sarà preceduto» dalla marcia di Mameli. E così è. Intervistatore e intervistati si alzano in piedi e lo stesso fa il pubblico. Poi, mentre nell'aria si diffonde l'odore delle salsicce arrosto e le bancarelle distribuiscono magliette con l'immagine del «Che», lo «spettacolo» ha inizio. Il primo bersaglio è il Senatur. Se quel gesto lo avesse fatto un qualsiasi cittadino italiano, avrebbe dimostrato di non essere un cittadino degno - attacca l'ex capo dello Stato - Invece l'ha fatto un ministro, tirate voi le somme», aggiunge rivolgendosi ai circa duecento presenti. «Non ne voglio fare una tragedia - prosegue Scalfaro - ma perbacco, a partire dal premier gli devono dire che, se fa di nuovo uno scivolone su cose così importanti, diventerebbe incompatibile la sua presenza nel Consiglio dei ministri». Si parla anche del caso Del Turco e Scalfaro avverte che sono gli stessi partiti a dover fare pulizia, anche preventiva, quando si accorgono che un loro collega ha disponibilità economiche superiori a quelle che dovrebbe avere. Scalfaro chiude l'argomento con un gioco di parole: «La malattia più pesante - dice - è nella sanità». Infine tocca alla contrapposizione fra politica e magistratura. Il senatore a vita non è tenero: «Lo spirito di rivalsa c'è da tutte e due le parti - premette - La magistratura non può essere aggredita in massa, come ha fatto più volte il presidente del Consiglio con parole inqualificabili e intollerabili. Ma non ho mai sentito che un magistrato sia stato indagato per le notizie segrete uscite dalla sua istruttoria. Questa protezione ad oltranza della categoria è grave. Quel togato che, dopo otto anni - cita ad esempio Scalfaro - non ha scritto la motivazione della sentenza e ha permesso così la scarcerazione di boss mafiosi, ha pagato per i danni provocati? Se il magistrato si infila nella politica crea danni incontrollabili - conclude l'ex presidente - Ma se la politica non risponde alle leggi, i danni sono per tutto il popolo italiano».

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