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CHIANCIANO Percorre in lungo e in ...

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Il titolo è una domanda: «I Verdi hanno ancora un futuro in Italia?» Guardando le poltrone vuote in sala la risposta sembrerebbe negativa. È così? «Non direi che i Verdi scompariranno perché ci sono le sedie vuote. È venerdì e noi non siamo dei professionisti della politica, lavoriamo». Però c'è aria di smobilitazione? «Direi che c'è obiettivamente il rischio che i Verdi scompaiano, ma per gli errori politici fatti nella fase più recente. Errori che hanno portato il nostro partito, che era tra i soci fondatori dell'Ulivo, nell'estrema sinistra. Una decisione catastrofica». E adesso, che succede? «Dobbiamo riconquistare la nostra autonomia politica e la nostra identità culturale costruendo una cultura ecologista di governo, alternativa e non antagonista. Dobbiamo diventare il partito dei sì e non più dei no riprendendo la nostra caratteristica di forza postidelologica, trasversale, aperta e plurale. Non possiamo essere una costola della sinistra». Lei critica la scelta di dar vita alla Sinistra Arcobaleno, ma i Verdi decisero all'unanimità di percorrere quella strada. «Non io. Il 4 dicembre inviai un sms ai miei colleghi con scritto: "Fermiamoci prima che sia troppo tardi e si sfascino i Verdi!"». È troppo tardi? «C'è la possibilità di un nuovo inizio, ma non c'è niente di automatico, dipenderà dalle scelte che faremo alla fine di questa tre giorni». Cosa succederà se non riuscirete a «salvare» i Verdi? «I Verdi esistono da 25 anni e solo gli errori della nostra leadership ci hanno costretti sulla soglia della scomparsa. Per la prima volta dal 1987 siamo fuori dal Parlamento. Sparire provocherebbe un impoverimento politico e culturale che non farebbe bene all'Italia». Nic. Imb.

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