Fabrizio dell'Orefice f.dellorefice@iltempo.it Il caso ...
Le indiscrezioni sono diventate via via più piccanti. Rosa, rosse, hard core. Ma nessuno s'è sognato di pubblicare alcunché, perché i giornali hanno regole. Poi martedì scorso Sabina Guzzanti ha detto dal palco: «Io non sono moralista non mi interessa la vita sessuale di Berlusconi, ma non può diventare ministro delle Pari opportunità una persona che ha fatto un pompino al presidente del Consiglio». Tutti i media si sono autocensurati, sono piovuti commenti indignati degli editorialisti, solidarietà bipartisan alla ministra (per la verità le donne del Pdl hanno solidarizzato solo mercoledì, da giovedì nessuna più ha parlato della questione) e l'intervento della comica è sparito dai siti internet ufficiali: non c'è su quello di Di Pietro o su quello dell'Italia dei Valori. Il punto è proprio questo. Chi conosce le regole ha evitato. Ma Internet non conosce regole o ne ha tutte sue. Per cui chi va su You Tube, il sito che raccoglie i filmati, può vedere l'intervento della Guzzanti senza filtri. E quello che è inaccettabile è il fatto che la comica abbia usato il termine "pompino". Se avesse detto prestazioni sessuali sarebbe stato diverso. Oggi su internet basta cliccare su Google, il principale motore di ricerca, le parole "Carfagna" e "pompino" e compaiono 13mila pagine. Il video della Guzzanti è stato visto 566183 volte, ha ascolti da programma tv. È un'onda travolgente che ha pochi precedenti nella storia. Roba che puzza di nazismo. Basta salire su un palco e sparare un'accusa contro qualcuno: non c'è possibilità di replica, non c'è possibilità di controbattere, non c'è possibilità di smentire. È la fine. Persino Repubblica ha capito che il gioco stava sfuggendo di mano e che prima o poi anche il loro gruppo editoriale ne potrebbe diventare vittima: per questo ha preso le distanze dai girotondi. Per questo quanto accade è orribile. Anche peggio. E sarebbe stato qualcosa da codice penale e basta, affare da tribunali. Sarebbe. Venerdì invece il consiglio dei ministri avrebbe dovuto approvare il disegno di legge contro la prostituzione che originariamnete portava la firma di Berlusconi e della Carfagna. Ma già «Italia Oggi» aveva fatto notare in un editoriale che sarebbe stata una gioia per vignettisti e barzellettieri. E così s'è pensato di aggiungere la firma del ministro dell'Interno e magari anche di quello della Giustizia visto che si incide sul codice penale. Alla fine s'è pensato di soprassedere e quel ddl è sparito dall'ordine del giorno. La Guzzanti, dunque, ha ottenuto un primo risultato. La Carfagna dunque non potrà più occuparsi di materie che abbiano attinenza con il sesso. La regola della comunicazione è: cambiare gioco. Sì, ma quale gioco? Sarà difficile che possa occuparsi di materie che abbiano a che fare con le donne. O con gli anziani. Che succerebbe se il ministro annunciasse un piano per "aiutare gli anziani"? Battute e battutacce sarebbero fin troppo facili. E i bambini? Non se ne parla nemmeno. Sembreranno assurdi questi ragionamenti ma sono esattamente quelli che si stanno facendo a Palazzo Chigi e a Palazzo Grazioli, dove si coordina la comunicazione del governo. Neanche Berlusconi, il re della comunicazione, sa come uscire da questo pasticcio, frutto di una diceria non smentibile: è cacca nel ventilatore. Per ora la linea è quella del silenzio, far passare il momento, aspettare che gli italiani dimentichino perché gli italiani dimenticano sempre, attendere i sondaggi. Poi scatterà il piano B, il cui perno fondamentale è e resta che la Carfagna non si tocca: rimane al suo posto. Il premier potrebe decidere di fare degli inserimenti nella squadra di governo che tra l'altro sono già previsti per l'autunno. Si tratterebbe di qualche sottosegretario e qualche promozione di attuali sottosegretari a viceministri. E tra i nuovi potrebbe buttare dentro qualche donna, nuova, diversa dall'attuale clichè. Qualcuna non sospettabile di avere avuto flirt con lui in passato. Sarà un caso ma proprio in questi giorni Daniela Santanchè (il cui nome fa ancora inalberare la componente An del Pdl) ha rilasciato un'intervista a Novella 2000 con la quale lancia segnali: «Gli uomini sanno con chi possono concedersi certe cose e con chi no - dice l'esponente de La Destra - Io sono felicemente casta da quando non ho più un legame sentimentale». E ancora: «Il single è chi decide della propria vita in qualsiasi momento. Quando hai un figlio, come io ho Lorenzo, devi tenere conto della sua sensibilità, delle sue aspettative» continua la Santanchè. E infine: «L'idea che una donna senza un uomo sia un'insoddisfatta è una baggianata: io sono soddisfatta del mio essere madre, imprenditrice e politica. Di questi tempi un po' di castità farebbe bene a tutti...».