Scatta l'ora dei tagli
A far discutere sono soprattutto la significativa stretta nella pubblica amministrazione e la linea dura nel settore sanitario. Sui tagli alla Sanità interviene il titolare del Welfare Maurizio Sacconi secondo il quale è «inevitabile» che le Regioni inefficienti possano ricorrere a «ticket» e aumento della pressione fiscale per rientrare. Contemporaneamente, però, il ministro sottolinea come la manovra del Governo garantisca alle Regioni «le stesse risorse concordate con il precedente esecutivo per l'anno 2009 e un ulteriore incremento di quasi cinque miliardi per il biennio successivo». Resta confermato, invece, lo stop ai ticket sulla diagnostica, ripagato anche questo, però, dalle Regioni, che dovranno mettere a stecchetto i propri dirigenti. La proposta del governo prevede infatti tagli del 20% agli stipendi di direttori sanitari delle strutture ospedaliere, una riduzione degli oneri degli organismi politici e gli apparati amministrativi regionali (soprattutto tagli a compensi, indennità e al numero dei componenti degli organi rappresentativi), la soppressione di enti inutili, la fusione delle società partecipate, il ridimensionamento delle strutture organizzative. Dura la replica del Pd. «È grottesco», attacca il segretario Walter Veltroni. Mentre il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità Enrico Rossi protesta: i tagli sono troppo pesanti così «tutte le Regioni sono a rischio deficit». Ergo, tutte rischiano di dover pesare sulle tasche dei cittadini. Ma ad insorgere non è solo la Sanità. Resta vivo ad esempio, lo scontro sulle risorse per la sicurezza. Il governo punta a stanziare 300 milioni di euro (duecento per l'ordine pubblico nazionale, di cui 40 per nuove assunzioni, e cento per la sicurezza delle città), ma i sindacati di settore sono convinti che siano briciole. Un altro fronte sembra poi destinato ad aprirsi. Il giro di vite sulla macchina amministrativa, infatti, è ampio e riguarda anche i sindaci e i consiglieri comunali. I loro stipendi - secondo quanto prevede un emendamento del governo che però deve ancora essere approvato - subiranno un taglio del 20% rispetto allo scorso anno. In tutto, così, si conta di raggranellare 200 milioni di euro. Più in generale, si punta a stringere la cinghia riducendo i costi dei compensi della Pubblica amministrazione di un terzo, così come si cerca di porre un argine alle spese per convegni, mostre, sponsorizzazioni. Gli unici a «salvarsi» sono le università e gli enti di ricerca. Tra una seduta e l'altra, poi, i deputati hanno anche dato il via libera alle nuove misure per la liberalizzazione della rete dei benzinai e agli oltre 100 milioni di finanziamento per l'autotrasporto. Ancora in stand-by invece la riforma per i servizi pubblici locali.