Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Via libera al lodo Alfano, e il Pd depone le armi

Esplora:
Angelino Alfano

  • a
  • a
  • a

Il disegno di legge è stato approvato dall'assemblea di Montecitorio con 309 voti favorevoli, 263 contrari e 30 astenuti. A favore ha votato tutta la maggioranza, contro il Pd e l'Italia dei Valori, mentre l'Udc si è astenuta. La palla passa ora al Senato, dove la maggioranza conta di approvare il lodo Alfano in tempi altrettanto brevi. Il Pd è riuscito a far approvare un suo emendamento che rende lo scudo giudiziario inutilizzabile nel caso in cui una delle quattro cariche dello Stato passi ad un altro incarico. I big del Pd che si sono avvicendati negli interventi, hanno da un lato cavalcato il tema della legge «ad personam» dall'altro marcato la distanza da Di Pietro e rinnovato la bocciatura netta della manifestazione e della logica dei girotondini. Per il sentrosinistra è stata una giornata di forte imbarazzo acuita anche dalla necessità di mostrare un partito unito e non vittima di malesseri interni. D'Alema ha sfidato Berlusconi a rinunciare alla protezione garantita dal lodo e a sottoporsi al giudizio dei giudici «a testa alta». Al momento di dichiarare il proprio voto, sono scesi in campo i tre leader dei partiti di opposizione: Walter Veltroni, Antonio Di Pietro e Pier Ferdinando Casini. Di Pietro è andato giù pesante, chiamando Berlusconi, assente, «presidente del Consiglio contumace» e accusando i deputati della maggioranza di essere «domestici in Parlamento». Veltroni ha risposto presentandosi come il leader di una «opposizione responsabile» e prendendo di nuovo le distanze dalla manifestazione organizzata da Di Pietro e segnata dalle bordate di Sabina Guzzanti e Beppe Grillo. L'Udc si è smarcata dall'opposizione di centrosinistra e ha confermato la scelta di astenersi: Casini ha spiegato di essersi voluto muovere «nella logica della riduzione del danno». «C'è stato un scambio, dal decreto sulla sicurezza è stata tolta la norma blocca-processi: non vedo dove sia lo scandalo». La maggioranza ha difeso a spada tratta il suo provvedimento: «Da oggi - ha detto il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto - prendiamo il toro per le corna, per liberare la politica italiana dall'uso politico della giustizia». Laboccetta del Pdlche ha replicato a D'Alema ha sottolineato: «Il voto sul lodo Alfano non ci imbarazza e non ci crea alcun complesso». Anche la Lega Nord si è adeguata e ha dato il suo sì, come ha spiegata Carolina Lussana, «a un provvedimento che consentirà a Berlusconi di governare». Anche se ora il Carroccio chiede agli alleati di «tornare ad occuparsi dei problemi dei cittadini». Più che soddisfatto il ministro della Giustizia Angelino Alfano: «Sono contento per l'approvazione della norma, crediamo di aver fatto un buon lavoro», ha commentato a caldo. Il testo, ha aggiunto, «risponde alle esigenze del Paese e riteniamo possa rispondere alle esigenze di far svolgere serenamente il proprio lavoro alle alte cariche dello Stato». L.D.P.

Dai blog