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Nicola Imberti [email protected] Ci vorrebbe uno ...

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L'ultimo esempio in queste ore. Il dialogo tra maggioranza e opposizione riprende. Nell'Aula di Montecitorio Massimo D'Alema chiede al governo di tornare a discutere di riforme. Per tutta risposta il Pdl modifica l'emendamento blocca-processi così come chiesto in queste settimane dal Pd. E Veltroni che fa? Continua ad urlare e lancia da Prato la petizione nazionale «Salva l'Italia» contro «un governo che compromette le istituzioni, i salari e le pensioni, le politiche per la sicurezza e la famiglia». Obiettivo dichiarato: 5 milioni di firme. Di più, la petizione «rappresenterà la base da cui partire per la grande manifestazione che il Partito democratico ha annunciato per il prossimo autunno». Insomma il segretario non vuole abbandonare la strada dell'opposizione dura tanto che, nonostante l'Associazione magistrati esprima soddisfazione per le modifiche al blocca-processi, insiste: «Il nostro orientamento è quello di votare contro un provvedimento che ha ancora fortissime contraddizioni». Chissà se anche stavolta sarà costretto a ricredersi. In fondo non è il primo abbaglio che il segretario prende dall'inizio della sua avventura alla guida del Pd. Ve lo ricordate il «partito liquido»? Quello che per molto tempo si interrogò sull'opportunità o meno di procedere con un tesseramento? «Il popolo delle primarie - spiegava Veltroni - ha travolto i modelli del passato e fatto emergere un nuovo protagonista: non più l'iscritto-tesserato, né il politico professionista remunerato, ma il cittadino-elettore attivo». Ebbene, martedì prossimo, la direzione nazionale del Pd darà il via al tesseramento. Ma il top Veltroni lo ha sicuramente dato in campagna elettorale. La sua «straordinaria rimonta» al grido di Si può fare, ad esempio, si è fermata ad un misero 33%. Ben lontana dalla maggioranza necessaria per governare il Paese. Mentre la lungimirante alleanza con l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro è durata meno della frammentata coalizione che aveva permesso a Romano Prodi di vincere le elezioni del 2006. «Il programma sarà realizzato e sottoscritto anche da Di Pietro. Le cose che si dicono lì sono quelle che valgono, nessuno si alzerà per dire no» diceva il segretario il 19 febbraio. Tutt'altra musica giovedì, nell'Aula di Montecitorio: «La nostra è l'opposizione dell'alternativa tra l'aggressività del governo e certi toni che io non condivido e mi meraviglio che ancora oggi non si sia presa distanza da quella piazza e da attacchi al Papa e al presidente della Repubblica». Un riferimeno esplicito alla manifestazione di piazza Navona che Veltroni ha definito senza mezzi termini un «regalo a Berlusconi». Che dire infine della scelta dei candidati? Il «futuro sindaco di Roma» Francesco Rutelli (così amava definirlo il segretario) fa il capo dell'opposizione in Campidoglio regno indiscusso di potere veltroniano. Mentre Anna Finocchiaro, fortemente voluta da Walter come candidato del Pd alle regionali siciliane, non è andata oltre il 30%. Ma nel partito c'è ancora qualcuno che spera che le cose possano migliorare. Dopotutto la saggezza popolare insegna che sbagliando si impara. L'importante è che non sia troppo tardi.

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