Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Walter sceglie la «linea zig zag»

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Ma il segretario del Pd non convince. Veltroni insiste sull'argomento della «legge ad personam» fatta «in tutta fretta». «Per una norma a favore dei non autosufficienti ci si è messo 6 anni - tuona Veltroni - per questa 48 ore». Il che significa che «quando si tratta di questioni che riguardano qualcuno c'è una grande velocità, quando invece riguardano il Paese c'è un'estrema lentezza». Accenna poi alla manovra finanziaria triennale, «approvata in 9 minuti e mezzo e che ha mille emendamenti della maggioranza, 130 del governo ma nonostante questo, alla discussione vengono date poche ore». Poi incalza, parla di un «Paese bloccato» con tutti gli «indicatori economici in negativo» dall'occupazione, ai salari alla produttività «come indicano i principali istituti, dalla Banca d'Italia alla Confindustria». Un Paese, dice «tornato al passato». E quindi ribadisce che «l'urgenza non è una norma per il presidente del Consiglio, ma un intervento su salari, stipendi e pensioni». Il leader del Pd parte da qui per mostrare che comunque, lodo Alfano a parte, resta un'apertura al dialogo con la maggioranza. Il messaggio che lancia al centrodestra è che il Pd, come forza riformista e che nulla ha a che vedere con i toni e i modi di Di Pietro e dei girotondini, è sempre disponibile a dialogare sulle emergenze del Paese. Quindi, fermo restando il voto contrario al lodo Alfano, Veltroni dice a chiare note che se la maggioranza «presenterà un provvedimento per i salari, le pensioni e gli stipendi, può star certa che saremo disponibili ad approvarlo anche in 48 ore, perchè le vere urgenze per gli italiani sono altre a partire dalla perdita del potere d'acquisto». Ma finora il governo, secondo il leader del centrosinistra, si è mosso diversamente anche se all'inizio il premier «aveva mostrato di voler affrontare le emergenze del Paese e di fissare nuove regole». Poi però la situazione è evoluta in modo diverso. Dall'esecutivo «è arrivata una raffica di interventi che avevano al centro solo, ancora una volta, gli interessi del presidente del Consiglio: il decreto salva-Rete4, il decreto sulle intercettazioni, la misura blocca-processi». Insiste sui dubbi di costituzionalità del salva-processi. «Avere usato una legge ordinaria per introdurre uno scudo processuale a favore delle alte cariche dello Stato rischia di creare problemi di costituzionalità». Il segretario del Pd ridefinisce i contorni del suo partito e punta il dito contro Di Pietro: «La nostra è l'opposizione dell'alternativa tra l'aggressività del governo e certi toni che io non condivido e mi meraviglio che ancora oggi non si sia presa distanza da quella piazza e da attacchi al Papa e al presidente della Repubblica». Tutta l'Aula lo applaude. Il suo partito gli tributa un caloroso riconoscimento, applausi giungono anche dai banchi del Pdl e dell'Udc. Unici a rimanere fermi al loro posto, senza muovere un dito, sono i deputati dell'Idv chiamati in casua direttamente. Netta la separazione dai modi livorosi di Di Pietro. «C'è bisogno - afferma Veltroni - di un'opposizione riformista, ferma sui principi, capace di ottenere risultati e di parlare al paese». Così quando termina il discorso e tutta l'opposizione lo applaude, l'Idv resta di ghiaccio. L'intervento di Veltroni non placa i fermenti dentro il Pd. Il ministro dello sviluppo economico del governo ombra, Pierluigi Bersani invita a guardare avanti. «Sostengo Veltroni con le mie convinzioni, ma ora dobbiamo passare da una fase costituente ad una di costruzione. Lanceremo ora la campagna di tesseramento. Quando c'è il fiume, vedrai anche l'utilità degli affluenti. Da qui alla fine dell'anno prossimo dobbiamo fare il fiume».

Dai blog