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I democratici si spaccano sulla manifestazione dipietrista ...

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Ma non dice dove, né come. Dice solo quando: "a ottobre", cioè "domani". Io sarò a fianco dei democratici che cominciano a protestare oggi», spiega il deputato ulivista del Pd, confermando la sua presenza a piazza Navona. «Anche se modi e toni - sostiene Parisi - mi impediscono di essere tra i promotori della manifestazione, ne condivido gli scopi. Resistere al ritorno della confusione tra l'agenda del "principale esponente dello schieramento a noi avverso" e quella del "presidente del Consiglio dei Ministri". Consentire ai cittadini privi di altri luoghi e di altri mezzi di manifestare la propria opposizione. È doveroso e giusto». Gli fa eco un altro parlamentare dell'ex Ulivo: «Sarò in piazza Navona con coloro che vogliono manifestare con la loro presenza l'opposizione a Berlusconi e al berlusconismo, portatori di un conflitto di interessi in materia di giustizia e di affari talmente grande da snaturare istituzioni fondamentali dello stato democratico e mortificare il principio di uguaglianza dei cittadini - afferma Mario Barbi - Condivido gli obiettivi della manifestazione indetta da Colombo, Flores e Pardi contro le leggi canaglia e perciò saluto con favore la petizione per la democrazia lanciata dal Pd. È in questo spirito che, come deputato del Pd, aderisco alla manifestazione così come lo hanno fatto, tra i tanti, Umberto Eco, Barbara Spinelli e Arturo Parisi». Critica verso l'iniziativa dei girotondini, invece, la radicale Emma Bonino: «I radicali non si ritrovano nelle parole d'ordine di chi va in piazza Navona», spiega, aggiungendo che la stragrande maggioranza dei manifestanti «è per il mantenimento dell'obbligatorietà dell'azione penale, per la non separazione delle carriere, con una ipotesi di fondo e di visione sulla giustizia che ci è molto lontana». Convinto che bisogna mantenere il dialogo con i promotori della manifestazione è il senatore democratico Vincenzo Vita, che sottolinea come ci siano «tanti punti condivisibili». Per Giorgio Merlo, «se dovessero prevalere le posizioni del senatore Vita e della ex sinistra Ds il Pd sarebbe destinato inesorabilmente a giocare un ruolo di opposizione nei prossimi anni. C'è poco da fare: la tensione giustizialista, moralista e vagamente forcaiola continua pericolosamente a serpeggiare in alcuni settori del Partito democratico. Una tendenza che, manco a dirlo, vede in Di Pietro l'indiscutibile leader politico e nei variopinti girotondi la modalità concreta del far politica. Se non si riesce a battere questa tentazione moralistica ed estremista la stragrande maggioranza dell'elettorato italiano continuerà a girarci le spalle». E il democratico Ermete Realacci fa notare che «i movimenti sono importanti ma quando bisogna guadagnarsi il consenso sono importanti anche i toni che convincano la maggioranza degli elettori». L'ex ministro della Sanità Livia Turco, infine, sottolinea che «il problema non è protestare ma è convincere e per farlo bisogna gli italiani che ora sono angosciati da altri problemi. Sono i 5 milioni di firme raccolte da Veltroni a significare qualcosa. Una manifestazione, se vuole essere di popolo, deve dialogare e incontrare tante persone». Intanto, sull'ipotesi che l'accantonamento del Dl sicurezza alla Camera sia finalizzato, con il beneplacito dell'opposizione, all'accelerazione del «lodo Alfano» (che garantisce la alte cariche istituzionali), Antonio Di Pietro va all'attacco: «Si sta consumando un reato gravissimo, c'è un Parlamento sotto ricatto che si accinge a pagare un riscatto ad uso e consumo del capo del governo che vuole un provvedimento a sua utilità - accusa il leader Idv - È vergognoso, umiliante, neanche nel ventennio. Si svendono norme di legge per chiudere una partita, ma si viola l'articolo tre della Costituzione».

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